Non si placano tra i democratici americani i dubbi sul commino di Joe Biden verso la nomination per la Casa Bianca. Nel blocco che finora ha sostenuto il presidente, nonostante la disastrosa performance al dibattito televisivo contro Donald Trump, comincia a crearsi qualche crepa. Alcuni governatori hanno chiesto un incontro con l’amministrazione per discutere le loro preoccupazioni. In una telefonata, il governatore del Minnesota Tim Walz ha condiviso lo stupore e la frustrazione di alcuni sui colleghi per non essere stati contattati dallo stesso Biden all’indomani del duello tv, tanto più che nei sondaggi del giorno dopo almeno due di loro – quella del Michigan Gretchen Whitmer e quello della California Gavin Newsom – sono dati di ben 5 punti avanti a Trump in un’eventuale loro corsa alla presidenza.
Perfino un’alleata storica dell’inquilino dello Studio Ovale, l’84enne Nancy Pelosi, ha ammesso come sia “legittimo” interrogarsi sul suo stato di salute, “chiedersi se è stato un caso o c’è un problema”, ed è legittimo”chiederselo per tutti e due i candidati”. Tuttavia, per l’ex speaker della Camera il duello tv è stato solo “una brutta serata” e non bisogna dimenticare “la posta in gioco” alle prossime elezioni. Poi è spuntato il primo eletto dem che ha chiesto esplicitamente al presidente di ritirarsi dalla corsa: si tratta del deputato del Texas Lloyd Doggett, non un pezzo da novanta del partito ma sicuramente il sintomo che le acque sono agitate. Tanto che secondo Bloomberg i democratici stanno valutando la possibilità di anticipate la nomination al 21 luglio, quando il comitato si riunirà virtualmente per finalizzare le procedure della convention che si apre il 19 agosto. “Dovrebbe prendere la dolorosa e difficile decisione di ritirarsi”, ha detto Doggett spiegando che la sua scelta di uscire allo scoperto “non è stata presa alla leggera e non intacca il rispetto nei confronti di Biden”.
Il presidente intanto ha provato a far dimenticare il tragico duello con Trump a quel 72% degli americani che dubitano delle sue capacità fisiche e mentali con un discorso a sorpresa alla Casa Bianca. “La sentenza della Corte suprema è un pericoloso precedente”, ha tuonato, decisamente più incisivo rispetto a giovedì scorso, ma soltanto per pochi minuti. “Nessuno è al di sopra della legge, neanche il presidente degli Stati Uniti“, ha attaccato ancora accusando Trump di aver “incoraggiato la violenza per mantenere il suo potere” e avvertendo che un suo secondo mandato può essere “più pericoloso del primo”. Poi è intervenuta Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, annunciando che Biden terrà una conferenza stampa durante il vertice Nato la settimana prossima. E negando che il presidente abbia “bisogno di effettuare un test cognitivo“. Jean-Pierre ha ammesso che “Biden ha avuto una serataccia ma sa come riprendersi”, ricordando che il presidente “aveva avuto un’influenza”, la notte del dibattito tv. “Non è strano per un presidente in carica non essere al massimo nel primo duello televisivo”, ha aggiunto la funzionaria.
Trump nel frattempo si gode il vantaggio di 3-6 punti sul rivale democratico in tutti i sondaggi e approfitta della decisione del massimo tribunale Usa per ribaltare la sentenza di Manhattan. In una lettera al giudice Juan Merchan i suoi avvocati hanno chiesto l’autorizzazione a presentare una mozione per annullare il verdetto argomentando che, nonostante le azioni per le quali Trump è stato condannato siano state compiute quando era un candidato, le prove raccolte dal procuratore Alvin Bragg risalgono al suo periodo alla Casa Bianca e dunque cadono sotto l’ombrello degli “atti ufficiali” tutelati dall’immunità. Un azzardo quello del magnate che comunque ha già ottenuto il rinvio della sentenza al 18 settembre. Inizialmente doveva essere annunciata l’11 luglio.