Sono per ora 121 le vittime della calca che si è scatenata in India tra i 250mila partecipanti a un raduno religioso nel villaggio di Mughal Garhi, nello Stato settentrionale dell’Uttar Pradesh. La ressa è nata da una tempesta di sabbia che ha scatenato il panico. Drammatiche le testimonianze di chi è scampato alla tragedia: “Non c’era via d’uscita e le persone cadevano l’una sull’altra”.

Un rapporto della polizia riferisce appunto della presenza di 250.000 fedeli, contro gli 80.000 per i quali gli organizzatori avevano il permesso. Il disastro è avvenuto alla fine di un incontro, noto come satsang, organizzato per celebrare la divinità indù Shiva e per ascoltare il sermone di un noto predicatore. I partecipanti hanno iniziato ad accalcarsi l’uno sull’altro. Alcuni sono caduti e sono stati calpestati dai fedeli in fuga, altri sono precipitati in un canale di scolo lungo la strada.

Il funzionario medico a capo dello Stato, Umesh Kumar Tripathi, ha parlato di “molti feriti” ricoverati in ospedale. Donne e uomini in lacrime si sono, invece, riuniti fuori da uno degli obitori della città di Etah. Sono donne, sempre secondo Kumar, la maggior parte delle vittime. Il ministro a capo dell’Uttar Pradesh, Yogi Adityanath, ha ordinato delle indagini per determinarne le cause dell’accaduto. Gli investigatori stanno cercando Bhole Baba, il leader spirituale Hindu che ha guidato la preghiera. Si tratta, secondo la CNN, della peggior tragedia di questo tipo avvenuta in India negli ultimi 10 anni. La cattiva gestione dei partecipanti e i numerosi errori nella sicurezza sono stati più volte, in India, causa di incidenti mortali: almeno 112 persone rimasero vittime di un’esplosione causata da uno spettacolo pirotecnico vietato durante le celebrazioni del capodanno indù nel 2016 e altri 115 fedeli morirono schiacciati nella folla accalcatasi su un ponte vicino ad un tempio nel Madhya Pradesh nel 2013.

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