“È evidente come gli indagati hanno asservito le loro cariche pubbliche a meri interessi economici, anche personali, e imprenditoriali”. È quanto scrive il gip Gilda Danila Romano nell’ordinanza eseguita stamattina dalla Guardia di finanza su richiesta del procuratore di Catanzaro Vincenzo Capomolla, dell’aggiunto Giancarlo Novelli e del pm Anna Chiara Reale. Al centro dell’inchiesta “Sartoria” ci sono appalti pubblici per complessivi 33 milioni di euro. Il terremoto giudiziario ha riguardato ospedali e università di Catanzaro. Su 37 indagati – otto sono società – la misura cautelare è scattata per 15 persone. Tre di loro sono finiti ai domiciliari come il direttore del reparto di medicina nucleare dell’ospedale “Mater Domini” Giuseppe Lucio Cascini. È lui, secondo i magistrati, il personaggio chiave dell’indagine. Nei confronti del professore Cascini, infatti, emerge “una chiara collusione con i vertici della Medicalray Srl e della Teknos Srl”. Il riferimento è al rappresentante legale delle due aziende Pasquale Bove, finito ai domiciliari assieme a Cascini e all’agente commerciale della “Siemens Healthcare Srl” Ciro Oliverio.

La misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici è stata, invece, disposta dal gip nei confronti di tredici pubblici ufficiali tra dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, dell’Azienda ospedaliera “Renato Dulbecco” di Catanzaro, dell’Asp di Crotone, dell’Asp di Cosenza, del Gom “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria e dell’università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro. Sono stati sospesi Antonio Nicola Arena (responsabile tecnico di laboratorio dell’ospedale “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro), Antonio Armentano (direttore di Neuroradiologia del Gom di Reggio Calabria e componente della Stazione unica appaltante della Regione), Pietro Gangemi (direttore facente funzioni del laboratorio di Chimica clinica del “Ciaccio”), Adolfo Siciliani (direttore di Radiologia a Crotone e componente della Stazione unica appaltante della Regione), Michelina Graziano (responsabile di Fisica sanitaria aziendale dell’Asp di Cosenza), Gennarina Arabia (professoressa associata di Neurologia dell’università “Magna Graecia”), Vittoria Celi (dirigente medico di Patologia clinica del “Mater Domini”), Vincenzo Militano (dirigente medico di Medicina nucleare), Pasquale Minchella (direttore facente funzioni del laboratorio di Virologia dell’ospedale di Catanzaro), Pasquale Santaguida (funzionario dell’ospedale “Pugliese Ciaccio”), Rita Carlotta Santoro (responsabile del centro Emofilia emostasi e trombosi del Dipartimento di Ematologia Oncologia dell’ospedale). È stato sospeso, infine, anche il dirigente dell’Asp Paolo Urzino che è anche consigliere comunale di Montepaone.

I reati contestati, a vario titolo, sono corruzione, concussione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico, abusiva introduzione in sistema informatico ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, poste in essere anche a vantaggio di plurime società nei confronti delle quali è stata ipotizzata la rispettiva responsabilità amministrativa. Oltre alla “Medicalray Srl” e alla “Teknos Srl”, infatti, sono indagate la “Fiorad Srl”, la “Ge Medical System Italia Spa”, la “Holyver Diagnostic Srl”, la “Philips Spa”, la “Roche Diagnostic Spa” e la “Siemens Healthcare Srl”.

Dall’inchiesta della guardia di finanza sono emerse una illecita gestione delle risorse erariali e frodi ai danni dello Stato. Il tutto è stato possibile grazie a quelli che i pm definiscono gli “illeciti legami tra alcuni pubblici ufficiali, preposti alla gestione delle gare stesse, e gli agenti e rappresentanti delle società che forniscono materiali o servizi sanitari”.

In sostanza, grazie a “doni, promesse e collusioni” gli appalti venivano truccati sistematicamente con “bandi e capitolati redatti in modo da orientare l’aggiudicazione a soggetti predeterminati, in violazione della concorrenza e a discapito dell’economicità e della trasparenza dell’azione amministrativa”. Nel mirino delle fiamme gialle ci sono decine di appalti come quello all’università “Magna Graecia” relativo alla fornitura di un “sistema ciclotrone per la produzione di radioisotopi utili sia per la produzione di radiofarmaci pet, sia per la produzione di molecole per la ricerca in radiobiologia e diagnostica”.

Nonostante “la sussistenza di cause di incompatibilità”, il presidente della Commissione era il professore Cascini. Il bando da 2milioni e 669mila euro se l’è aggiudicato l’Ati “Medicalray-Teknos” di Pasquale Bove con un ribasso tale che ha disincentivato la concorrenza per poi concertare “una variante in aumento rispetto all’offerta presentata afferente le ‘attrezzature necessarie all’adeguamento alle nuove norme e target aggiuntivo per radioisotopo rame’”. Un giochetto che ha portato nelle casse dell’Ati altri 850mila euro, inseriti “nel capitolato speciale d’appalto sotto la voce ‘somme a disposizione dell’amministrazione’”. Oltre a “cesti di Natale” (“Bellissimo, graditissimo”, si sente nelle intercettazioni), in cambio Cascini avrebbe ottenuto dalla “Medicalray Srl” la sponsorizzazione all’Associazione sportiva dilettantistica “Aremogna Sci Club”, dove facevano attività sportiva i figli del professore.

Non solo appalti, ma anche concorsi pubblici truccati come quello per un incarico di prestazione occasionale nell’ambito di un progetto di ricerca Pon, relativo sempre alla radiodiagnostica. “Titoli e colloqui” erano un optional stando all’intercettazione del 17 dicembre 2020 tra Cascini, presidente della commissione giudicatrice, e il candidato Carlo Stanà, medico radiologo che non risulta tra gli indagati, ma è sicuramente il protagonista di un esame imbarazzante che avrebbe dovuto sostenere davanti non solo a Cascini ma anche agli altri due componenti della commissione, Maurizio Morelli e Gennarina Arabia. Il primo, però, era collegato da remoto mentre la seconda non ha partecipato al colloquio pur risultando dagli atti.

“Una sceneggiata ridicola e degradante – la definisce il gip – per le professionalità che sulla carta tutti avevano e che il candidato avrebbe dovuto dimostrare”. Lo scambio di battute tra Cascini e il candidato, infatti, è surreale: “Allora tu di che vuoi parlare Carlo…. Che argomento sai?”. “Guarda, sulla pesca al tonno…”. “Sei bravo?”. “So prevedere gli effetti collaterali del tonno sott’olio”. “Non li conosco perché a me tonno non me ne arriva mai, quindi nessuno me lo dà, e quindi non le so queste cose…”.

E ancora: “Prendiamo un foglio di carta… facciamo ‘la risonanza magnetica nella malattia degenerativa, la seconda domanda è tecnica di misurazione dell’idrocefalo normoteso… una terza domanda? Che vuoi fare?”. Che cazzo ne so…”. “Mo vediamo un attimo quale… tu dove sei più bravo?”. “Nessuna delle tre”. “Abbiamo fatto domande troppo difficili … va bene, va bene… mo gli diamo un testo da tradurre di inglese e quindi ce lo togliamo da davanti alle scatole… Ma quanto sei stronzo!”. “Eeeeh, guarda che risonanze non te ne faccio più eh!”.

La conclusione dell’esame dà l’immagine plastica dell’andazzo all’università “Magna Graecia”. Gli indagati scherzano, danno incarichi e la guardia di finanza registra. Al termine dell’esame, infatti, collegato attraverso il componente della commissione Maurizio Morelli tira le somme: “È preparto dai… mettiamogli il massimo, con la lode”. Cascini non è d’accordo. Lungi dall’essere un moto d’orgoglio, in realtà il professore sta solo continuando a scherzare. “Secondo me dobbiamo fargli la domanda sul Monel (tipologia di canna da pesca)”. “Il monel in Campania e nel Lazio si utilizza assai! Cosa che non si utilizza in Calabria… Dai fatemi andà che devo andà, sti cazzi e…”. “Quindi in inglese quanto gli diamo?”. Neanche a dirlo. Alla domanda di Morelli, Cascini non ha dubbi: “Massimo”. “Facciamo come Suarez qua! Come il caso Suarez”.

La guardia di finanza ha sequestrato una società per un valore di 530mila euro ma soprattutto le indagini delle fiamme gialle hanno consentito alla Procura di Catanzaro di contestare anche il reato di truffa a Cascini che oltre al lavorare per l’ospedale “Mater Domini”, insegna all’università “Magna Graecia”. Pur essendo legato, infatti, da un contratto di lavoro a tempo pieno ed esclusivo, stando alle indagini, il professore lavorava pure in due cliniche private accreditate con il Servizio sanitario nazionale, il “Marrelli Healt” di Crotone e il “Centro Flegreo” di Pozzuoli. Lo avrebbe fatto attraverso due società prive di reale consistenza giuridico-economica, la “Stratego Srl” e la “Value Srl”, che avrebbero emesso sistematicamente fatture per operazioni inesistenti alle due cliniche private. Cliniche che, in questo modo, sarebbero riuscite a pagare il medico per le sue prestazioni sanitarie. che non poteva svolgere in quelle strutture. Oltre allo stipendio dall’ospedale, quindi, Cascini avrebbe incassato 300mila euro in quattro anni dalle cliniche convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. In fondo sono sempre soldi pubblici.

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