È una patologia che provoca prima di tutto un disagio estetico e psicologico per le sue manifestazioni sulla pelle. È la psoriasi. Immaginate allora quanti problemi ha causato a un personaggio pubblico come la cantante Cindy Lauper, vera icona del pop, che ormai convive da anni con la psoriasi a placche. La patologia cutanea le è stata diagnosticata nel 2010. Ma la Lauper ha fatto trascorre diversi anni prima di contattare un medico. Oggi è particolarmente attiva nel fare crescere nelle persone la consapevolezza su questa malattia cronica esortandole a informarsi e a chiedere aiuto: “Non voglio che nessuno sia un malato di psoriasi silenzioso”, ha affermato di recente la cantante.

Che cos’è
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica cutanea e articolare, significa che si manifesta soprattutto su cute e articolazioni. Esiste infatti una forma cutanea (psoriasi a placche oppure anche, per un 10% di casi, psoriasi di tipo eruttivo), ma anche una tipologia che colpisce gli arti (più spesso le articolazioni delle mani, dei piedi, il tendine di Achille, la colonna vertebrale), in questo caso si parla di artrite psoriasica. Circa 60 milioni di persone nel mondo soffoano di psoriasi; in Italia i casi rappresentano il 2-4% della popolazione. La psoriasi induce una crescita anomala dell’epidermide: è un disordine di crescita dei cheratinociti che portano alla formazione di placche rilevate, di colore rosso acceso, rivestite da squame biancastre. Compaiono soprattutto su gomiti, ginocchia, cuoio capelluto, ma anche in altre zone, comprese le unghie. Oltre alle desquamazioni, compare prurito e a volte anche dolore.

Dalle cause ai trattamenti
“La psoriasi ha una base genetica e non è possibile guarirne in maniera definitiva. Ma oggi ci sono moltissime terapie che la tengono a bada, in grado di eliminare i segni dalla pelle e di bloccare la patologia”, spiega al FattoQuotidiano.it la dottoressa Magda D’Agostino, Responsabile della Dermatologia presso il Tiberia Hospital di Roma. “In altre parole, è una patologia che quando viene trattata non è più visibile sulla pelle e il paziente si sente guarito dalla malattia”.

Dottoressa D’Agostino, visto che esiste una predisposizione genetica, quali sono i fattori che possono farla scatenare?
“Il fatto di esserne geneticamente predisposti non significa che si nasca malati, c’è bisogno che intervengano altri fattori. Tra i principali, le infezioni della gola da streptococco, in particolare, le infezioni ai denti o, negli anziani, le infezioni urinarie: tutti elementi che possono fare emergere la psoriasi”.

Si afferma che contribuiscono a provocarla anche episodi di forte stress.
“Parliamo di esperienze forti come traumi, grandi paure, un serio intervento chirurgico. Di fatto, un evento particolarmente scioccante può essere in grado di iper eccitare il sistema immunitario, di indurlo, visto che parliamo di una malattia autoimmune, a dare una risposta errata”.

Visto il tipo di malattia, anche una dieta infiammatoria può avere la sua responsabilità?
“Ci sono molti studi sulla relazione tra alimentazione e psoriasi. Quello che mi preme di più sottolineare è che l’autentica dieta mediterranea può proteggere maggiormente chi è predisposto alla psoriasi. Parliamo quindi di buon consumo di frutta, verdura, legumi e cereali integrali e ridotto consumo di carne e quasi assenza di cibo raffinato. Esiste poi una correlazione tra la sindrome metabolica e psoriasi”.

Può spiegarci meglio?
“Oggi sappiamo che un paziente che soffre di psoriasi spesso è obeso, iperteso, con glicemia e trigliceridi alti. In particolare il grasso addominale funge da riserva infiammatoria”.

Cure
Quali sono le terapie più idonee alla cura della psoriasi?
“Vorrei prima sottolineare un dato spesso poco considerato. La psoriasi si può associare ad altri problemi, come per esempio l’artrite: il 20% dei pazienti affetti da psoriasi, indipendentemente dalla gravità di questa patologia, possono soffrire di dolori articolari, presentare una forma di artrite, così come altre patologie infiammatorie, come il fegato grasso. In sintesi, il paziente psoriasico è statisticamente più predisposto ad altre malattie, come anche l’infarto del miocardio in età giovanile. Per cui trattare la psoriasi non significa solo eliminare i segni estetici, la malattia visibile, ma ridurre l’infiammazione e quindi la probabilità di avere patologie invalidanti. Noi medici stessi dobbiamo fare passare con più attenzione il messaggio che la psoriasi va trattata per una molteplicità di problemi cui il paziente va incontro e di cui quello estetico è solo la punta dell’iceberg”.

I rimedi più efficaci?
“Per le forme meno gravi ci sono farmaci a base di cortisone e derivati della vitamina D, come alcune creme da applicare nelle zone interessate. Un’altra soluzione interessante è la fototerapia da eseguire presso i centri ospedalieri in cui sono presenti delle lampade medicali, che emettono una specifica lunghezza d’onda che ha un effetto antinfiammatorio sulla pelle e riduce le manifestazioni cutanee. Sono, inoltre, efficaci l’esposizione al sole e i trattamenti termali. In particolare, le acque normalmente hanno un effetto decapante, cioè sciolgono le squame; mentre il sole ha un effetto antinfiammatorio. Un’azione sinergica delle acque termali e dell’esposizione può mandare in remissione la malattia. Da ricordare però che andare al mare fa bene ai pazienti affetti da psoriasi, ma è controindicato a chi soffre di psoriasi con componente articolare: il calore su un’articolazione infiammata potrebbe peggiorare il dolore”.

Questi rimedi, hanno ancora più effetto se abbinati a tutte le scelte di vita che abbiamo prima ricordato, da una tavola sana fino alla riduzione di uno stato di stress. Ma se non bastassero?
“Se non dovessero essere sufficienti a causa della gravità di malattia o se fosse presente una forma articolare si ricorre alle cosiddette terapie sistemiche tradizionali a base di metrotrexate o ciclosporina oppure acitretina (indicata nelle forme pustolose). Da circa venti anni sono inoltre disponibili i farmaci biologici che hanno cambiato in modo fondamentale il nostro approccio alla cura. Sono farmaci super selettivi che vanno a bloccare la malattia lì dove l’infiammazione nasce. Ne esistono diverse classi (anti-TNFalpha; anti-IL17; anti IL23; ecc) e la scelta del farmaco migliore si effettua in base alle caratteristiche specifiche del paziente e alle malattie che sono associate. Questi farmaci sono in grado di bloccare la psoriasi e non renderla più visibile; addirittura il paziente dimentica di essere affetto da tale condizione perché non si richiede una somministrazione quotidiana, ma spesso quindicinale fino ad una volta una ogni tre mesi”.

Presentano effetti collaterali pesanti?
“No, se il paziente viene correttamente selezionato gli effetti collaterali che possono provocare sono scarsi, fra i più comuni ricordiamo le infezioni delle prime vie aeree, o altre affezioni di lieve entità”.

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