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Esami di maturità con mazzi di fiori, champagne e feste dei genitori: la nuova tendenza

Il dibattito è aperto sui social: “Forse i tempi cambiano, forse io sono boomer ma la corona d’alloro per la maturità non si può vedere!"

di Davide Turrini
Esami di maturità con mazzi di fiori, champagne e feste dei genitori: la nuova tendenza

Attorno all’ora di pranzo del 2 luglio, davanti all’uscio dell’istituto di scuola superiore Pacinotti di Bologna, un signore di cinquant’anni, abbronzato, braghette corte di jeans e occhiali da sole stava inondando di champagne suo figlio e i suoi compagni di scuola che avevano appena finito l’esame orale alla maturità. Una cosa così, modello Gran Premio di Formula 1, mentre di fianco a loro altri genitori (e figli) si lanciavano addosso chili di farina, birre, bottigliate d’acqua, e altri ancora, più sensibili e meno caciaroni, cercavano di immortalare il gesto di un dono floreale, un mazzo che sarà costato 50 euro, con un lungo servizio di foto con lo smartphone. Insomma, benvenuti all’ultimo giorno degli esami di maturità 2024, dove oltre agli sbracati festeggiamenti dei ragazzi si sono aggiunti pure quelle esaltati degli adulti. Il tema, del resto, non è passato inosservato. Se già i festeggiamenti delle lauree paiono alquanto anacronistici, figuriamoci quelli per quattro domande in croce su quello che si è già studiato a scuola durante l’anno.

Come riporta il sito OrizzonteScuola, un post su X ha suscitato un lungo dibattito tra gli utenti. “Forse i tempi cambiano, forse io sono boomer ma la corona d’alloro per la maturità non si può vedere! Ma tutta questa fretta di fare le cose da grandi da dove viene? Io pagherei per tornare indietro nel tempo”. Un post che non sembra particolarmente centrato rispetto all’eccesso di festeggiamenti, ma che ha dato il via ad una cascata di commenti dove, appunto, c’è chi – e sono tanti – sottolinea come il delirio tra lancio di uova ed estenuanti prove di sopravvivenza a due passi dal portone di un ateneo o di una scuola vengano fatti per traguardi meno significativi, come l’attestato di terza media o la laurea triennale. La psicologa veronese Giuliana Guadagnini della Rete Disagio Sppe ha spiegato al Corriere: “Confermo questa moda di festeggiare con champagne, bottiglie millesimate e costose, e scherzi goliardici, uova e farina, e poi oltre alle cene con i parenti anche feste con gli amici… mi sembra un’esagerazione: è giusto vivere il successo formativo come una festa ma alla laurea cosa accadrà? Una moda che va di pari passo con quella di festeggiare i diciottesimi come fossero matrimoni, a partire dal dress code e i vestiti coordinati, come nei college americani. Manca il senso del limite, anche a livello educativo”.

Chiaro, che l’eccesso diventa elemento dirimente e soggettivo, nel senso che ognuno fa anche ciò che gli pare. Ovviamente con buona pace degli spazzini in subappalto del subappalto che, almeno a Bologna, sono giunti in tutta fretta per pulire l’immondezzaio creato dal papà pilota di rally dallo champagne facile e dai coetanei improvvisati mugnai. Allo stesso tempo, infatti, c’è chi a livello sociologico parla di “cambiamento culturale” che “in sé non è né negativo né positivo”. Ovvero si tratterebbe di una “festa vissuta come familiare, più che prova scolastica”. Infine, il punto chiave: il diploma di maturità è un rito di passaggio epocale o siamo dalle parti del diplomificio (e del laureificio, vedi le terrificanti triennali)? Sempre dal Corriere risponde lo storico Alessandro Baù: “Il tutto afferisce ai riti di passaggio, che in qualche modo mancano nella società italiana contemporanea”. Baù ricorda peraltro che si tratterebbe di un “rito di passaggio” senza un vero passaggio di status. Perché il/la maturando/a la sera del diploma torna a casa con papà e mamma, dove probabilmente rimarrà per altri cinque anni di università e ancora altro tempo oltre la laurea. In tutto questo manca però una riflessione sul ruolo di genitore oggi. Figure disperate che si aggirano vestiti come diciottenni intenti a far danni sociali e culturali come elefanti nelle cristallerie. Sarebbe pane per i denti di un graffio alla Risi o di un sasso puntuto lanciato da un Monicelli, oppure di un Virzì, quando ancora non si dedicava a pistolotti apocalittici e alle sviolinate per Draghi.

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