Giustizia & Impunità

Giacomo Bozzoli latitante dopo la conferma dell’ergastolo: “E’ fuggito all’estero con la sua Maserati insieme alla compagna e al figlio”

E’ fuggito all’estero con la compagna e il figlio, al volante della sua Maserati. I vicini dicono di non vederlo da almeno una settimana ma la sua latitanza si è ufficializzata il 1 luglio, quando la sentenza di condanna all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario è diventata definitiva: a quel punto Bozzoli era già scomparso, scatenando una caccia all’uomo in tutta Europa. Giacomo Bozzoli è infatti accusato di aver ucciso Mario Bozzoli l’8 ottobre 2015 e di aver poi gettato il suo cadavere nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno, vicino Brescia. Il movente: odio personale e la convinzione che lo zio intralciasse i suoi progetti lavorativi e di guadagno.

Fonti investigative riportano che Giacomo Bozzoli, ancora sotto i 40 anni, è fuggito a bordo di una Maserati. Senza passaporto valido e accompagnato dalla compagna Antonella e dal figlio di quasi nove anni, la fuga sembra già destinata al fallimento. Secondo alcuni vicini, Bozzoli non si vedeva da casa sua da almeno una decina di giorni e il giardino della villa sul Lago di Garda si presenta con l’erba alta, un segnale che potrebbe indicare una fuga pianificata con largo anticipo. Gli inquirenti ritengono che il fuggiasco si trovi in un paese confinante con l’Italia e stanno cercando di convincerlo a rientrare, non prima di aver inviato segnalazioni a polizie, aeroporti, ferrovie, alberghi e porti di tutta Europa e nei Paesi extra Schengen. Le sue possibilità di sfuggire alla giustizia sono “basse tendenti a zero”, secondo fonti investigative, anche perché la sua fuga, con la famiglia al seguito, appare più come una mossa disperata che una strategia ben pianificata. Gli inquirenti si sono dati 48 ore di tempo per rintracciarlo, termine che scadrà domani pomeriggio, prima di “scatenare l’inferno per fargli terra bruciata attorno”.

Come è riuscito a fuggire un condannato all’ergastolo? Le polemiche sulla mancata attenzione verso Bozzoli sono molte. In questi anni, è sempre rimasto in libertà, partecipando a tutte le udienze del processo di primo e secondo grado. Non è mai stato arrestato perché, per chi ha indagato – prima la procura di Brescia, poi la procura generale – non sussistevano le esigenze per una misura cautelare. Mai contestato il pericolo di fuga, non gli è mai stato ritirato il passaporto e anche negli ultimi giorni prima dell’udienza in Cassazione non è stata disposta alcuna misura di controllo particolare nei suoi confronti. Adesso gli inquirenti stanno seguendo le tracce lasciate da Bozzoli, tra cui le sue recenti visite alla scuola del figlio, dove ha parlato con i professori, partecipato alla festa scolastica di fine anno e ritirato la pagella. Questi gesti, visti ora, sembrano un tentativo di mostrare una normalità apparente e di distogliere sospetti.

L’udienza di lunedì a Roma ha visto la presenza di Adelio Bozzoli, padre di Giacomo e fratello della vittima, convinto fino all’ultimo che il figlio fosse a casa al lago ad aspettare il verdetto. Ora, con la fuga evidente, ha espresso preoccupazione, ma ha evitato ulteriori commenti. Anche la moglie e i figli di Mario Bozzoli, la vittima, hanno preferito non commentare pubblicamente, affidandosi alle rassicurazioni degli inquirenti che promettono di trovare Giacomo e assicurarlo alla giustizia.