“Abbiamo un cuore grande ma non caloroso come quello di Roma. Il derby è acceso soprattutto grazie alla tifoseria del Torino. Sono loro l’anima della sfida. Mentre i sostenitori della Juventus sono sparsi un po’ ovunque”. Sono bastate queste parole pronunciate da Claudio Marchisio al Podcast “De Core” – peraltro incontestabili perché basate su un dato oggettivo e riconosciuto da varie statistiche – a scatenare la rabbia dei tifosi bianconeri. E non solo sui social. Quattro sostenitori – a volto coperto – del gruppo organizzato juventino dei “Drughi”, infatti, hanno appeso fuori dall’Allianz Stadium e da un ristorante (di cui Marchisio è socio) degli striscioni offensivi nei confronti dell’ex centrocampista della Juventus. “Da giocatore lacché della società, da disoccupato sei un rinnegato! E nella vita Marchisio uomo di merda“. La risposta del “Principino”, così era soprannominato il calciatore della Juve e della Nazionale, non si è fatta attendere. Nel frattempo, la Digos della Questura di Torino sta indagando sullo striscione dei Drughi Bianconeri, firmato “Secondo Anello”: il gruppo del tifo organizzato erano già finiti dentro un’inchiesta della Digos denominata ‘Last Banner’ sulle presunte pressioni esercitate nei confronti della società durante la stagione 2018-19.
L’esemplare risposta di Marchisio: “Avete superato il limite. Voi non siete tifosi”
“Questa mattina, mi sono svegliato con il cellulare intasato dalla foto che vedete. Mi rivolgo quindi a voi quattro, con il volto coperto, che con orgoglio mostrate questo striscione. È evidente che ognuno è libero di avere il proprio pensiero e che, nei limiti della decenza, abbia il diritto di condividerlo. Quello che però proprio non sopporto è che certe persone pensano che essere ‘tifosi’ dia loro il diritto di compiere gesti che vanno oltre i limiti“. Inizia così il lungo messaggio di denuncia di Claudio Marchisio sul proprio profilo Instagram: superare il limite. Ecco a cosa si riferisce l’ex calciatore: “Perché pensate di avere il diritto di appendere quello striscione fuori da un ristorante di cui, tra l’altro, non sono unico socio? Perché pensate che i ragazzi che lavorano al ristorante debbano perdere del loro tempo prezioso rimuovendolo? Perché pensate che le attività vicine debbano essere turbate da questo gesto, così come i loro clienti? Perché nel calcio è sempre tutto ammesso? Perché non esiste mai un confine?”. Dunque, non tanto il messaggio sullo striscione quanto l’azione di averla appesa davanti a un edificio che non è solo di sua proprietà e che nulla a che vedere con il mondo del calcio.
Poi, un commento su quanto scritto sopra lo striscione per ribadire il proprio attaccamento alla maglia della Juventus: “Voi quattro, che mostrate quella scritta, non sapete niente. Non avete idea dei sacrifici miei e della mia famiglia, dei chilometri percorsi per allenarmi da bambino e da ragazzo nei campi più sperduti della provincia. Dell’adolescenza mai vissuta, delle amicizie perse perché non c’ero mai. Non avete idea del tempo sottratto a mia moglie e ai miei figli, che non recupererò mai più. Non avete idea della sofferenza per gli infortuni avuti per non essermi mai risparmiato un solo giorno. Del coraggio di farsi da parte quando era il momento di mettere davanti la squadra ai miei interessi personali. Ma non avete neanche idea di quanto sia stato bellissimo vivere questa vita insieme ai tantissimi tifosi che hanno colorato la mia vita. Tifosi, loro sì, voi no!”.
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