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Vomito, gonfiore e diarrea per 185 persone “leggermente avvelenate” per il pesce contaminato pescato vicino una miniera d’oro

Tutto è partito dalla rottura di una valvola di un tubo che trasportava cianuro

Un pranzo da dimenticare per 185 persone in Costa d’Avorio tutte “leggermente avvelenate”. L’amaro piatto era composto da pesci provenienti da un fiume inquinato da una perdita di cianuro, fuoriuscito da una miniera d’oro. A riferirlo le autorità del Paese dell’Africa occidentale. Tutti sono arrivati al centro sanitario del villaggio di Ouyatouo dove sono stati curati tra “diarrea, gonfiore dello stomaco e vomito”, ha spiegato il prefetto Moussa Dao.

In particolare tutto è partito dalla miniera di Ity, nella zona occidentale di Zouan-Hounien, gestita dal gruppo canadese Endeavour Mining. Secondo le analisi del Ministero dell’Ambiente ivoriano, a causare l’inquinamento è stata la “rottura di una valvola” di un tubo che trasportava “acqua fangosa di decantazione di cianuro”, derivante dallo sfruttamento della miniera. Queste acque hanno raggiunto un fiume adiacente prima di finire direttamente nell’altro fiume, il Cavally, provocando vomito e mal di testa alle popolazioni locali e una massiccia mortalità di pesci. Questo fiume, una risorsa importante per gli abitanti della regione, corre lungo la parte occidentale della Costa d’Avorio per diverse centinaia di chilometri.

Il gruppo Endeavour Mining con una nota stampa ha comunicato che “respinge categoricamente le accuse di massiccio inquinamento del fiume Cavally e di pericolo per le popolazioni locali”. Il gruppo riconosce però che un incidente relativo a una “valvola difettosa” ha provocato “una perdita di circa 3 metri cubi di fango e acqua di sedimentazione nel canale di deviazione del sito di cui una piccola parte potrebbe essere stata scaricata verso il fiume Cavally”. Endeavour afferma di aver sostituito le valvole difettose e di aver “monitorato e testato” l’acqua del fiume per garantire che non vi fosse “nessuna contaminazione”.

Le 185 persone sono state curate e medicate, ma resta ancora in vigore il divieto di pescare nel fiume contaminato e di avvicinarsi alle coste del corso fluviale.