L’abuso d’ufficio non c’è più. Con 170 sì e 77 no, la Camera ha approvato in via definitiva l’articolo 1 del ddl Nordio, la norma che abolisce l’articolo 323 del codice penale: l’esame del provvedimento riprenderà martedì pomeriggio. Nello stesso tempo, però, il governo ha fatto passare alla chetichella una misura-tampone per colmare almeno in parte il vuoto normativo che si produrrà con l’abrogazione, accogliendo la moral suasion del Quirinale e allontanando il rischio di una procedura d’infrazione europea. Nel decreto-legge dedicato alle carceri, approvato ieri in Consiglio dei ministri, è stata infilata l’ennesima nuova fattispecie di reato, chiamata “indebita destinazione di denaro o di cose mobili“: uno stratagemma per salvaguardare la punibilità del cosiddetto “peculato per distrazione“, cioè – semplificando al massimo – il reato del pubblico ufficiale che regala soldi pubblici agli amici. Infatti il peculato “classico”, previsto dall’articolo 314 del codice penale, punisce solo il funzionario che “si appropria” di denaro o altri beni pubblici, mentre chi li destina illegalmente a qualcun altro – un amico, un amante, un vicino di casa, un sostenitore politico – è punibile a titolo di abuso d’ufficio. Così, per evitare che i dipendenti pubblici realizzassero di poter fare “regalini” a destra e a manca senza rischiare nulla sul piano penale, l’esecutivo si è inventato la nuova fattispecie ad hoc, inserita subito dopo il peculato all’articolo 314-bis del codice. Eccola: “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, li destina a un uso diverso da quello previsto da specifiche disposizioni di legge o da atti aventi forza di legge dai quali non residuano margini di discrezionalità e intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni“.

La sovrapponibilità del nuovo reato all’abuso d’ufficio evidente già dal lessico: la norma, infatti, copia le espressioni dell’articolo 323 del codice, citando le “specifiche disposizioni di legge” da cui non devono “residuare margini di discrezionalità” e l'”intenzionalità” del vantaggio o del danno procurato. Eppure il Guardasigilli Carlo Nordio nega l’evidenza: “È un’ipotesi completamente diversa. È diverso il bene protetto, qui si parla di distrazione, che significa veicolare le risorse che hai a disposizione verso una destinazione che non è quella fisiologica. Quindi non ha niente a che vedere con l’abuso di atti di ufficio che prescindeva dalla distrazione”, dice ai cronisti in Transatlantico, mentre in Aula si votano gli emendamenti alla sua riforma. Ma la sua ricostruzione non regge: anche se l’abuso d’ufficio “prescinde” dalla distrazione, la distrazione di fondi, secondo la Cassazione, può senza dubbio costituire abuso d’ufficio, quando realizzata in violazione di legge per favorire un terzo. E a sottolineare l’incoerenza è il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia: “La cosa che colpisce è che si abroga il reato di abuso d’ufficio e se ne introduce un altro, con decreto legge, che è il vecchio peculato per distrazione. È il segno tangibile che la scelta di abrogare l’abuso di ufficio è una scelta infelice. Si corre ai ripari con un provvedimento normativo d’urgenza per introdurre una pezza per colmare quei vuoti di tutela che saranno creati dall’imminente abrogazione dell’abuso. Hanno maturato anche loro una consapevolezza che il sistema non regge“.

Durante il dibattito a Montecitorio, le opposizioni unite hanno chiesto la sospensione del voto sul ddl e un’informativa urgente del ministro: l’istanza però è stata respinta con i no di tutto il centrodestra. “Vogliamo sapere se quello che stiamo discutendo si sovrappone alla decisione che ha preso il governo. Il ministro Nordio era qui, sarebbe bastato un suo intervento. Quindi ora chiediamo una informativa immediata”, ha detto in Aula la capogruppo del Pd Chiara Braga. Mentre Valentina D’Orso del M5s attacca: “Nel nuovo reato introdotto troverete parole e fattispecie riconducibili al reato di abuso d’ufficio, seppure in modo parziale. Forse si tratta di un rigurgito di dignità, forse avete capito che state andando a perdere definitivamente la faccia in Europa e con essa i soldi del Pnrr. Questo certifica la vostra incompetenza e la volontà di marginalizzare il Parlamento. Infatti, il ministro Nordio poteva venire in commissione e proporre un emendamento e lasciare che le forze politiche lo esaminassero. Ma siccome avete paura del confronto e dei nostri argomenti solidi, scappate e cercate la scorciatoia del decreto.Basta con questa arroganza e questa ipocrisia”. “Questo provvedimento è chiamato il ddl Nordio ma per noi è il “ddl Silvan” perché, come il mago Silvan, il Ministro Nordio fa sparire il reato di abuso di ufficio nel ddl e lo fa riapparire sotto false vesti nel dl carceri col nome di “peculato per distrazione” per andare incontro ai giusti rilievi del presidente Mattarella”, sottolinea invece Devis Dori di Alleanza Verdi e sinistra.

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