È il caso di dirlo. Fino ad ora, non è stato assolutamente l’Europeo di Cristiano Ronaldo, sotto tutti i punti di vista. Ma nonostante non riesca più ad essere incisivo come tempo fa con il suo Portogallo, il campione portoghese rimane di tendenza. Poco incisivo (se non addirittura dannoso) in campo ma sempre attento a quello che gravita attorno a lui. Al termine della rocambolesca vittoria negli ottavi di finale contro la Slovenia ai calci di rigore, CR7 ha condiviso sui social i dati sulla sua frequenza cardiaca registrati dall’azienda di fitness WHOOP – tramite dei dispositivi che monitorano il battito – proprio nei minuti decisivi della gara. Ronaldo e l’azienda sono stati accusati di “ambush marketing”, pratica illegale e scorretta che tende ad associare il proprio prodotto o servizio a un evento che ha già sponsor ufficiali. Un post che ha scaldato il cuore dei suoi fan, ma non quello degli occhi attenti della UEFA.

“Il post riguarda una partita della UEFA, utilizza i nomi delle due nazionali in campo, il punteggio e un giocatore in campo. Stanno sottintendendo un’associazione con l’evento e questo è illegale. Non avere ‘un concorrente come sponsor’ non è una ragione per tollerare le violazioni”. Queste le parole dell’esperto Ricardo Forbt, ex responsabile delle sponsorizzazioni globali di Visa e Coca-Cola. WHOOP non è uno sponsor ufficiale della UEFA. E ora, se si dovesse aprire un’indagine per quanto accaduto, Cristiano Ronaldo rischierebbe grosso.

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Il marketing “imboscata” nello sport
Per ambush marketing si intende l’ipotesi di associazione indebita di un marchio a un evento di grande eco mediatico (di qualsiasi tipo) o all’interno di uno spazio pubblico; trattasi, dunque, di uno sponsor che non ha stipulato accordi con l’evento in cui compare. Il mondo dello sport è terreno fertile per questa pratica ritenuta illegale: un esempio celebre è il caso registrato alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Reebok era il main sponsor della manifestazione, ma solo formalmente: Nike, infatti, ebbe la brillante idea di monopolizzare tutti i cartelloni e i temporary shop presenti con una pubblicità ad hoc per poter ottenere maggiore visibilità. Una mossa tanto scorretta (e illegale) quanto furba e che ha ripreso alla lettera lo slogan del baffo più famoso al mondo: “Just Do It” (“Fallo e basta”).

Il precedente di Bendtner
E chi se non lui? Una vita senza freni dopo il ritiro, ma quando era un calciatore si è sempre fatto riconoscere in un modo o nell’altro Nicklas Bendtner. Ne ha combinate tante, tra cui anche l’accusa di ambush marketing. Durante Euro 2012, infatti, l’ex attaccante danese esultò togliendosi di proposito la maglia per poter mostrare alle telecamere un paio di mutande con il marchio “Paddy Power”, bookmaker irlandese. In quel caso, la UEFA gravò Bendtner di una multa pari a 100mila euro, oltra a una giornata di squalifica. La sanzione venne pagata proprio da Paddy Power in segno di solidarietà.

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