Dopo un risultato nazionale alle Europee così deludente, la leadership di Conte va allargata a nuove figure del M5S. La spiegazione è molto semplice.
Giuseppe Conte è stato un ottimo presidente del Consiglio e per questo mantiene una grossa credibilità tra tutti gli italiani. È tra le figure istituzionali che viene apprezzata di più. Quando si dice che il 10% raccolto alle Europee è ascrivibile in buona parte alla sua presenza si dice il vero. A questo risultato poi ha contribuito lo zoccolo duro dell’attivismo del M5S con tutti gli elettori che hanno continuato a sostenere una forza onesta. Per finire, c’è il radicamento e l’impegno storico di un pezzo del M5S che dalla nascita non ha mai fatto mancare la sua presenza e la sua continuità di azione, e ciò spiega il risultato eccellente in provincia di Napoli, roccaforte nazionale, dove ci confermiamo primo partito con il 24,9%
L’altra faccia della medaglia è che il M5S ne esce ridimensionato in termini di identità.
Schiacciare il M5S interamente sulla figura di Giuseppe Conte conduce la nostra forza politica ad essere nostalgica. Eppure dal 2010 in poi siamo stati la forza più innovatrice sulla scena della politica italiana portando temi nell’agenda politica che nessuno trattava: democrazia diretta, reddito di cittadinanza, transizione ecologica e digitale. Non possiamo essere una forza che guarda al passato (i bei tempi di quando Giuseppe Conte era presidente del Consiglio), né ci possiamo schiacciare sulle battaglie storiche della sinistra perché noi dobbiamo guardare al futuro e alle novità del presente.
Per lo stesso motivo il M5S si mostra istituzionale, ma perde la sua natura movimentista e la sua grossa capacità di essere popolare, a contatto diretto con i cittadini, capace di canalizzare le emozioni e i bisogni più intimi in battaglie politiche concrete. Da quando tempo non facciamo un tour nelle piazze italiane con una presenza plurale dei nostri portavoce (riabilitiamo questo termine visto che le istituzioni dovrebbero essere al servizio dei cittadini e della società civile e non viceversa)? Da quando non ci contraddistinguiamo per alcune battaglie territoriali?
Per questo ben venga l’assemblea costituente che dovrebbe svolgersi a settembre, per fare autocritica e proposte. La mia proposta è la costituzione di un nuovo direttorio plurale con Giuseppe Conte. E la rete degli iscritti non solo dovrebbe votare questa proposta, ma dovrebbe poter scegliere e poi votare quattro persone da affiancare a Giuseppe Conte per la guida del M5S. Si darebbe di nuovo agli iscritti e alla base il potere di decidere l’indirizzo, di autodeterminarsi. Se invece l’assemblea costituente diventa un modo per autoconservarsi o peggio accentrare ancora più decisioni verso il vertice come per scelta dei nomi nelle liste elettorali, rischiamo di portare il nostro consenso al 5%.
Bisogna avere un atteggiamento di umiltà verso la storia e le origini del M5S, non per tornare indietro ma perché oggi chiunque rivesta un ruolo di portavoce del M5S siede sulla grande fatica, il grande lavoro e la grande ispirazione di giganti che sono venuti prima, che hanno fatto azioni e battaglie memorabili. Disprezzare aspramente questa storia mostra un’assenza di rispetto su ciò che di grande il movimento ha costruito. Ci vuole curiosità e spirito di analisi per una forza politica che è arrivata a rappresentare quasi un terzo della popolazione italiana. Passando dal 25% al 33%, per poi arrivare al 15% e ora al 10%. Sono fasi storiche diverse, ma bisogna recuperare gli aspetti positivi di ogni tratto della nostra storia politica per trarne insegnamento, arricchire il M5S, senza perdere tutte le anime che lo compongono, pur restando saldamente in opposizione a questa destra.
So per certo che la base, i cittadini, vogliono contare di più. Ora come 14 anni fa. Scegliere i candidati con i gruppi territoriali. Scegliere i temi politici da sviluppare senza percorsi guidati e calati dall’alto. Sostenere economicamente i gruppi territoriali con il 2xmille.
Cerchiamo di non trasformare il M5S in un partito personale. È una comunità e un direttorio plurale diventerebbe simbolo di questa comunità che saprà come rialzarsi. Al M5S istituzionale va affiancato anche il M5S di piazza e movimentista. Senza questo, senza innovazione, senza democrazia diretta con un ruolo da protagonista dei gruppi territoriali, rischiamo grosso.