Un primo colpo a un braccio, quindi il tentativo di fuga durante il quale è stata centrata di nuovo da una pallottola, fatale, al petto. È morta così, uccisa in mezzo alla strada dall’ex compagno e padre di suo figlio, Manuela Petrangeli, una fisioterapista di 51 anni. Attorno alle 14, in via degli Orseolo, nel quartiere Portuense di Roma, la donna stava passeggiando con una collega quando è sbucata una Smart. A bordo, l’ex di 53 anni, Gianluca Molinaro. L’uomo – dipendente come Oss al centro di riabilitazione Don Guanella – imbracciato un fucile a canne mozze e ha fatto fuoco in mezzo alla folla.

Compiuto il femminicidio, si è dileguato per poi consegnarsi poco dopo in una caserma dei carabinieri, ai quali ha anche consegnato l’arma del delitto. Per Petrangeli non c’è stato nulla da fare. Hanno provato a rianimarla prima una collega della casa di cura Villa Sandra, dove le due lavoravano, quindi i soccorritori del 118. Il suo cuore aveva però già smesso di battere.

La procura di Roma ha aperto un fascicolo sul femminicidio affidato alla pm Antonella Pandolfi del pool antiviolenza e coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini. Sul corpo della donna verrà disposta nelle prossime ore l’autopsia. A quanto si apprende non risulterebbero denunce della donna presentate in passato, ma l’uomo avrebbe precedenti segnalazioni per stalking e maltrattamenti. La coppia, che si era lasciata da tre anni, aveva un figlio di 9 anni.

A convincere l’uomo a costituirsi è stata un’altra sua ex: “Mi ha telefonato poco dopo le 14. Biascicava, mi ha detto ‘le ho sparato’ e quando ho capito ho pensato di essere finita in un incubo”, ha spiegato all’Adnkronos la donna e madre della prima figlia dell’uomo. “L’ho convinto io a venire dai carabinieri, lui voleva ammazzarsi. Ma ora non so che fare, mia figlia non sa niente, con lui aveva rapporti non buoni, ma un conto è un padre str… che non paga gli alimenti, un altro un padre assassino”. La donna ha aggiunto: “Anche noi avevamo pessimi rapporti, lo denunciai per maltrattamenti quando nostra figlia andava alle elementari, mi picchiava e lo feci arrestare. Poi però, dopo un paio di mesi in carcere, aveva fatto dei percorsi”.

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