Lo yen non è mai stato così debole come in questa estate 2024, nei confronti della maggior parte delle valute, tra cui il dollaro USA (161 yen= 1 dollaro) e l’euro (174 yen = 1 euro). Ne gioiscono i turisti stranieri, molto meno i cittadini giapponesi che da un lato vedono le proprie città invase da gruppi di voraci e in parte ineducati consumatori, mentre il proprio potere d’acquisto rimpicciolisce a vista d’occhio. L’unica recente mossa del ministero delle Finanze per arginare la situazione è stata la nomina di Mimura Atsushi, veterano della regolamentazione finanziaria ed ex collega di Mario Draghi durante i tre anni passati a Basilea nella Banca dei Regolamenti Internazionali, al posto di Kanda Masato, colui che quest’anno aveva dato il via al maggiore intervento di acquisto di yen.
Mimura comincerà ufficialmente l’incarico a fine luglio, dopo l’incontro del Gruppo dei 20 ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche Centrali che si svolgerà a Rio de Janeiro il 25 di questo mese, e si capirà quali mosse intende agire per contrastare una tendenza al declino dello yen, che da troppo tempo pare inarrestabile. Su tale sfondo, la Banca del Giappone ha deciso che dopo 20 anni fosse arrivato il momento di proporre nuovi design per le banconote da 1.000, 5.000 e 10.000 yen, mandando in pensione le vecchie immagini – le banconote resteranno in corso ancora per diverso tempo – tra cui quella dell’amato scrittore Natsume Sōseki.
Mercoledì BOJ ha messo dunque in circolazione circa 10 miliardi di euro in nuove banconote, realizzate con le più sofisticate tecniche di tecnologia anti-falsificazione e da una settimana su qualsiasi quotidiano, alla Tv e sui social si discute a lungo dei “nuovi biglietti”. A pronunciarsi con pareri a tratti discordanti (…“erano più belle le vecchie”, “sono meglio queste nuove”, “non funzioneranno nelle vending machine” “ma non dovevamo tendere al cashless”… ecc.) vanno avanti da giorni esperti e molta gente comune, che ne giudica il risultato estetico, così come si interroga sulle motivazioni che hanno portato al cambiamento.
Ueda, il governatore di BOJ, e il primo ministro Kishida Fumio, hanno enfatizzato i dettagli dei differenti design, orientati a facilitare l’uso per i non vedenti e per gli stranieri (numeri molto evidenti), e lodato la scelta dei personaggi che hanno sostituito i precedenti, tre autorevoli intellettuali e innovatori del 19mo e 20mo secolo. Si tratta dell’imprenditore e padre del capitalismo giapponese Shibusawa Eiichi, la cui filosofia sull’etica degli investimenti, è stata incorporata nell’elaborazione del “Nuovo capitalismo” proposto dal premier Kishida. La professoressa Tsuda Umeko ha invece vissuto fin da piccola e poi studiato negli Stati Uniti, e una volta tornata in Giappone ha fondato la prima scuola di educazione superiore per le donne, ora diventata Università Tsuda di Tōkyō.
E infine il batteriologo Kitasato Shibasaburo che scoprì il batterio che causa il tetano e quello della peste bubbonica, a cui è stato negato il premio Nobel per ragioni rimaste poco chiare, e che qualcuno sospetta siano dovute al razzismo nei confronti degli asiatici, ancora parecchio presente agli inizi del Novecento. Sono loro ad apparire rispettivamente sulla parte frontale dei 1.000, 5.000 e 10.000 yen. Sul retro dei fogli si vede la stazione del quartiere di Marunouchi, dei bellissimi glicini e la famosa “Grande onda di Kanagawa” di Hokusai Katsuhiro, ormai simbolo universale dell’arte ukiyo. “Differentemente dal dollaro, dall’euro, e altre valute del mondo” sostiene Gearoid Reidye, in un suo editoriale su Bloomberg “questi nuovi yen, raccontano una storia precisa della modernità del paese”.
Particolarmente orgogliosi dei nuovi biglietti sono gli abitanti delle città natali dei tre personaggi raffigurati, che vedranno aumentare i visitatori nei propri siti. Emblematico e poco noto, è che storicamente si deve all’incisore, professore di disegno e artista, il genovese Edoardo Chiossone, la nascita della prima banconota di valuta giapponese. Siamo nel 1875 quando Chiossone viene invitato a Tōkyō dall’imperatore Meiji, assumendo il ruolo di direttore dell’Officina Carte e Valori del Ministero delle Finanze giapponese.
Nel 1881 al maestro viene chiesto di disegnare la carta moneta nipponica da 1 yen, e lui scelse di stamparla, realizzando un ritratto della leggendaria imperatrice Jingū, che guidò il Giappone nel terzo secolo, quando ancora le donne potevano assumere quel ruolo. Il ritratto finale, genere ancora pochissimo praticato nella Tōkyō appena uscita da un isolamento durato quasi 230 anni, non soddisfa appieno, perché si diceva avesse fattezze occidentalizzate, così Chiossone ne disegnò una seconda, ritraendo la divinità della ricchezza Daikoku, e tale banconota sopravvisse per 130 anni. Chiossone realizzò inoltre centinaia di francobolli, titoli di stato e generi di monopolio, e rimase nella capitale fino alla sua morte, avvenuta nel 1898.