La tesi: l'alleato dell'Est dentro l'Alleanza Atlantica potrebbe diventare per Mosca una scusa per sostenere un conflitto perenne dando vita a “una prolungata resa dei conti tra le due principali potenze nucleari al mondo”.
Molte luci verdi all’orizzonte per Kiev. Secondo fonti diplomatiche della Reuters si avvicina un coro collettivo di sì ai finanziamenti Ue – 40 miliardi di euro annui – richiesti dal segretario Stoltenberg per continuo supporto al Paese sotto attacco. Martedì, invece, mentre il ministro della Difesa ucraina, Rustem Umerov era al Pentagono, il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha dichiarato che dagli Usa partiranno altri due miliardi e 300 milioni di dollari di aiuti per l’esercito gialloblu: arrivano dal fondo Usai – Iniziativa assistenza alla sicurezza ucraina- e dal Pda presidenziale, che consente di prelevare armi dalle stesse scorte Usa. Garantiti sistemi di difesa aerea, armi anticarro e munizioni per i Patriot. Ma questa non è l’unica notizia in arrivo da oltreoceano a pochi giorni dal summit Nato: oltre a quelle verdi, c’è anche qualche luce rossa.
Il famoso piano Trump per mettere fine alla guerra in una giornata sola – hanno rivelato degli interni della sua cerchia al giornale Politico – (in caso di vittoria alle presidenziali che si avvicinano), prevede l’apertura dei negoziati con Putin e fermare il processo d’entrata dell’Ucraina nella Nato. Il numero uno di Washington gestirebbe con l’omologo a Mosca quali territori concedere alla Federazione. Kiev ha già risposto che non è disposta a scendere a compromessi per mettere fine al conflitto e pure il Cremlino ha negato: secondo il portavoce di Putin, Peskov, non c’è stato alcun dialogo sull’Ucraina col repubblicano.
Al prossimo vertice Nato saranno alcuni Paesi, più di altri, a spingere per un punto di svolta e fare pressione per un definitivo l’avvicinamento di Kiev all’Alleanza, “ad esempio definendo un processo di adesione per Kiev”, ma “qualsiasi passo del genere non sarebbe saggio”. A scriverlo un gruppo di accademici americani in una lettera aperta. “Al vertice Nato l’Alleanza non dovrebbe spingere l’Ucraina verso l’adesione”, anzi: “Avvicinare l’Ucraina all’adesione potrebbe peggiorare il problema”. Hanno firmato il documento redatto dal presidente dell’American Institute for Economic Research William Ruger e Stephen Wertheim, del Carnagie Endowment for International Peace, professori di prestigiosi istituti ed università Usa: Harvard, Mit, Notre Dame International Security Center, Bush school of government, Boston college, Istitute for Global Affairs e altri.
L’Ucraina nella Nato, scrivono gli accademici, diventerà una scusa per il Cremlino per avviare un perenne conflitto, “un incentivo per continuare a combattere la guerra”; sarebbe un favore a Putin e alla sua retorica anti-occidentale, mentre “le sfide della Russia possono essere gestite senza portare l’Ucraina nella Nato”. Il rischio per il Paese è diventare teatro di “una prolungata resa dei conti tra le due principali potenze nucleari al mondo”.