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Inchiesta Fanpage, Edith Bruck: “Giovani sordi e ciechi, non sanno la storia. Meloni? Non ha fatto abbastanza ed è intervenuta troppo tardi”

È una cosa molto preoccupante e molto dolorosa da vedere. Sono molto triste per l’umanità in sé, che non ha imparato niente. E questo è il problema: torna, ritorna, non finisce mai, non è mai stato sradicato. Credo che andrà avanti almeno fino alla fine della mia vita”. È l’amaro commento di Edith Bruck, scrittrice, poetessa e regista ungherese naturalizzata italiana, intervistata da Alessandro Milan nella trasmissione di Radio24, Uno, Nessuno, 100Milan, in riferimento a quanto emerso dall’inchiesta di Fanpage sulle derive antisemite e filo-nazifasciste nella base giovanile di Fratelli d’Italia.
La scrittrice 93enne, che da quasi 60 anni conduce un instancabile lavoro di divulgazione nelle scuole e nelle università sulla tragedia della Shoah, fu deportata a 13 anni prima ad Auschwitz, poi a Dachau dove il 15 aprile 1945 fu liberata dalla truppe anglo-americane: durante la prigionia sua madre e uno dei suoi fratelli furono uccisi nelle camere a gas.

Bruck non manca di stigmatizzare l’intervento tardivo di Giorgia Meloni sulle storture interne a Gioventù Nazionale: “Quella sua lettera non è stata abbastanza, innanzitutto perché è arrivata troppo tardi. Doveva intervenire ben prima su quelle manifestazioni dei giovani del suo partito, che non sanno perché gridano, ma intanto gridano. Si è espressa solo adesso dicendo che non c’è posto per l’antisemitismo e il razzismo, e invece c’è posto, eccome. E non solo in Italia e con questo governo, ma anche in questa Europa matrigna – spiega – Mi preoccupano la Francia, l’Ungheria e le cose allucinanti che sta facendo Orban, la Repubblica Ceca, la Lega in Italia. Mi preoccupa tutto quello che accade e che non riguarda solo gli ebrei o l’antisemitismo. Siamo tornati indietro negli anni ’30-40, tutto sta andando indietro, altro che progresso. È regresso totale. Come si spiega questa Europa che va verso destra?”.

E aggiunge, tornando sui giovani di Fdi: “Non hanno imparato niente del nazifascismo, non sono serviti milioni di morti, niente. Veramente uno si sente molto impotente: questi giovani non hanno imparato niente dalla storia, anche perché a loro non è stata insegnata e spiegata. Sono sordi e ciechi e la responsabilità è della scuola e della famiglia. È davvero una cosa preoccupante e pericolosa. Non sanno quello che fanno, non capiscono fino in fondo quello che fanno, come diceva la mia mamma. Quando nei campi di concentramento – rivela – quelli della Hitlerjugend (la gioventù hitleriana, ndr), durante la disinfestazione, mi denudavano e mi sputavano addosso nelle parti intime, io li guardavo e dicevo: ‘Mio Dio, non sanno quello che fanno’. Erano loro, i nazisti, quelli disumanizzati, non noi. E adesso ricominciamo coi saluti ‘Sieg Heil’ ma neanche loro sanno che cosa urlano. Non sono affatto goliardate, ma prove di esibizionismo, di narcisismo, di emulazione. Questi ragazzi non ragionano”.

La scrittrice non condivide il timore della senatrice a vita Liliana Segre che si è chiesta se verrà nuovamente cacciata dal suo paese: “No, io non ho questo timore. Sono preoccupata in generale per l’umanità che, ripeto, non ha imparato niente dal passato. Non migliora questo mondo, non migliora questa umanità che non impara nulla di nulla. E quindi si ricomincia. È questa la cosa preoccupante, perché non riguarda solo gli ebrei ma anche altri. L’unica soluzione è andare avanti, non tacere e continuare a parlare e a testimoniare – continua – Non bisogna dire che è tutto inutile. Al contrario, è tutto utile quello che si fa. E lo so perché da più di 46 anni porto avanti la mia testimonianza nelle scuole. E qualcosa arriva sempre ai giovani. Non importa quando arriva, basta che qualcosa arrivi. È successo anche coi miei libri: il messaggio è arrivato ai ragazzi, c’è stato uno scambio tra di noi. Quindi, io ho dato a loro e loro hanno dato a me. Non è così desolante la situazione se si continua a testimoniare”.

E aggiunge: “Non serve a nulla a portare questi giovani a visitare i campi di sterminio, innanzitutto perché ormai non c’è più nulla e sono luoghi mistificati. Io ho visitato solo Dachau e non c’era praticamente più niente. Sono solo delle gite come altre, infatti i ragazzi poi la sera vanno in discoteca. No, non credo che possa aiutare molto le visite in quei posti. La soluzione è parlare nelle scuole, da Nord a Sud, dappertutto. Se riusciamo a cambiare 1, 2 o 10 persone, è sempre una goccia di bene in questo mare nero, come mi disse il Papa – sottolinea – È inutile solo quello che non si fa, tutto quello che si fa invece è utile. Dobbiamo alimentare quel poco di bene che abbiamo dentro di noi. Tutti abbiamo dentro un minimo di bene, è quello che va alimentato, non la parte negativa, il problema è lasciar morire di fame questo bene che abbiamo dentro”.

Edith Bruck conclude: “Stiamo vivendo un periodo incerto e pieno di smarrimento, specie per le guerre in corso. Quindi, questi ragazzi possono sentirsi un po’ sbandati. Ma bisogna metterli in riga in qualche maniera. Quindi andiamo avanti e non ci demoralizziamo. Io vado avanti fino all’ultimo respiro“.