Colpo di scena in Senato: il governo boccia gli emendamenti della Lega (in teoria concordati con Fratelli d’Italia) per liberalizzare la caccia e stravolgere gli ecosistemi, permettendo di sparare ovunque, in qualunque ora del giorno, a un numero maggiore di specie animali. In maniera del tutto inaspettata il ministero dell’Agricoltura – per mano del sottosegretario meloniano Patrizio La Pietra – ha respinto la forzatura voluta dal Carroccio per mezzo della quale lo stravolgimento della legge sulla caccia (157/92) sarebbe passato in carrozza in fase di conversione del decreto legge Agricoltura entro il 10 di luglio. In pratica, a colpi di voti di fiducia e non attraverso l’iter più idoneo (commissione e Aula) che avrebbe richiesto tempi più lunghi e, come accaduto nei mesi scorsi, scontri parlamentari. Così a un passo dal traguardo il partito di Matteo Salvini – e con lui cacciatori e armieri, che avrebbero beneficiato della nuova norma – esce dalla resa dei conti interna al centrodestra con le ossa rotte. Risultato? Le doppiette gridano per l’ennesima volta allo scandalo (e non fa nulla se l’attuale maggioranza sta facendo loro regali un giorno sì e uno pure) mentre Francesco Bruzzone – il deputato leghista firmatario degli emendamenti – pubblica un video rivolto ai cacciatori visibilmente scosso in cui parla di tradimenti e prese in giro.

Ma andiamo con ordine: a gennaio la Lega ha depositato in commissione Agricoltura il testo col quale voleva – e vuole – deregolamentare l’attività venatoria, con una serie di punti – problematici – che il Fatto Quotidiano ha denunciato fin dall’inizio, promuovendo una petizione sostenuta da 16 associazioni ambientaliste e animaliste e le cui firme sono state consegnate a fine giugno a Palazzo Madama. Nei mesi successivi i lavori d’aula sono andati avanti a singhiozzo grazie all’opposizione dei partiti di minoranza (Movimento 5 stelle in testa) che hanno presentato oltre 1.100 emendamenti, chiedendo su ciascuno di essi il parere del governo. A metà maggio, quindi, la forzatura della Lega, che ha annunciato di inserire le modifiche alla legge (infilando anche altri gravi aspetti, come la possibilità di sparare lungo i valichi montani lombardi, sui quali vigerebbe il divieto di caccia) direttamente in fase di conversione del decreto legge Agricoltura appena licenziato dal Consiglio dei ministri e approvato – dopo una serie di interlocuzioni – dal presidente Sergio Mattarella.

Ma qui qualcosa, nei piani del Carroccio, si è inceppato, perché tutti gli emendamenti – salvo quello che permette di allungare la stagione venatoria al cinghiale di un mese e quello sull’utilizzo dei visori notturni – sono stati bocciati. Tra Lega e Fratelli d’Italia doveva esserci un accordo di qualche tipo (stando alle parole di Bruzzone) ma il partito di Giorgia Meloni ha deciso di far saltare il banco. Un fatto, questo, insolito, se si pensa che sempre in materia di caccia lo scorso anno erano stati approvati gli emendamenti per aggirare il divieto dell’Ue sull’uso del piombo nelle munizioni. Emendamenti accorpati al decreto legge Asset, che trattava di tutt’altra materia. Dunque più che sul piano tecnico, di contenuto, il no del governo in questo caso sembra essere più che altro di natura politica. Tradotto in altre parole: finché c’erano le elezioni europee, aveva senso dare il messaggio all’esterno di una coalizione unita. Ora che la campagna elettorale è finita, Fratelli d’Italia non intende lasciare alla Lega la “vittoria” sulla caccia, che porterebbe in dote il numero consistente di voti che il mondo venatorio è in grado di garantire. “Ho fatto male a fidarmi e sono stato preso in giro” ha detto Bruzzone, che ora intende riportare la battaglia dei cacciatori in commissione Agricoltura, invocando la tagliola per limitare al minimo il dibattito parlamentare. Intanto, però, è scampato il pericolo di avere il Far West, nei boschi e nelle campagne, a partire già dal prossimo settembre. Di più: le associazioni ambientaliste e animaliste sono pronte a impugnare i calendari venatori delle Regioni di fronte ai giudici amministrativi (cosa che, se gli emendamenti fossero passati, non avrebbero potuto fare).

“Oggi esultiamo per quella che è a tutti gli effetti un’ottima notizia, che ci ripaga del nostro impegno in commissione, dove abbiamo portato avanti un ostruzionismo aspro e costante, giorno e notte” ha detto a ilFattoQuotidiano.it l’ex ministro all’Ambiente, Sergio Costa. “La forzatura della Lega non è piaciuta a Lega e Fratelli d’Italia, che probabilmente hanno iniziato ad avere ripensamenti sul testo del Carroccio, che contiene norme che mettono a rischio l’incolumità delle persone e che espongono l’Italia a nuove procedure d’infrazione da parte dell’Unione europea, e così ne hanno chiesto il ritiro. Come Movimento 5 stelle, insieme alle associazioni ambientaliste, abbiamo aperto il dibattito per dimostrare che questi emendamenti erano pericolosi e non coltivavano il bene collettivo, ma erano tesi semplicemente a soddisfare un interesse specifico. Per il momento finisce qui, ma è ovvio che la Lega riprenderà i lavori in commissione. Cosa accadrà? Li bloccheremo una seconda volta”.

Attraverso un comunicato stampa le 16 associazioni (Animalisti Italiani, Anpana, Cabs, Enpa, Gaia Animali e Ambiente, Lac, Lav, Leal, Leidaa, Legambiente, Lipu-Birdlife Italia, Lndc Animal Protection, Oipa, Federazione Nazionale Pro natura, Rete dei santuari e WWF Italia) hanno espresso la loro “grande soddisfazione per il ritiro della quasi totalità degli emendamenti ribattezzati ‘caccia selvaggia’”, pur sottolineando che “la natura è ancora in pericolo”. In particolare “questo risultato conferma quanto avevamo denunciato circa la palese violazione delle norme costituzionali ed europee che sarebbe stata determinata dall’approvazione degli emendamenti ‘caccia selvaggia’. Non si può pensare di eliminare le principali misure di protezione degli animali selvatici solo per assecondare i diktat del peggiore estremismo venatorio, ormai dilagante, senza badare alle conseguenze a danno di tutti. Ringraziamo le migliaia di persone che ci sostengono e che firmando la nostra petizione ci hanno dato maggiore forza, consentendoci di raggiungere questo straordinario obiettivo. Auspichiamo che la politica, a livello nazionale e regionale, si adoperi per tutelare e salvaguardare il patrimonio italiano di biodiversità, piuttosto che metterlo alla mercè di bracconieri e trafficanti. La natura è ancora in pericolo, per questo continueremo a vigilare, nell’interesse di tutti i cittadini, per fermare ogni tentativo di deregolamentazione, a partire dalla proposta di legge sparatutto’ ancora in discussione alla Camera e dai calendari venatori 2024/25 che le Regioni stanno pubblicando in questi giorni e che in molti casi presentano evidenti illegittimità”.

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