Nonostante i malumori, soprattutto tedeschi, la Commissione Ue va avanti e conferma i dazi provvisori sulle auto elettriche cinesi che diventano operativi da domani. Nel mirino ci sono tre dei principali produttori asiatici, a cominciare da Byd a cui viene applicata una maggiorazione dei prezzi del 17,4%. Geely sarà sottoposta ad una tariffa del 19,9%, Saic del 37,6%. Altri produttori che hanno collaborato all’indagine della Ue saranno soggetti a un dazio del 20,8% mentre sarà del 37,6% per le società che non hanno collaborato. I dazi provvisori dovranno essere confermati entro fine ottobre con una decisione da parte degli Stati membri.

Se confermati, i dazi definitivi saranno applicati per 5 anni. Pechino ha già annunciato ritorsioni, cosa che preoccupa molto i produttori tedeschi che in Cina hanno il loro principale mercato. Tuttavia sinora il paese asiatico ha usato un approccio piuttosto morbido. Ha aumentato i dazi sulla carne di maiale e i prodotti derivati, mossa che può essere letta più come una disponibilità al dialogo che come una vera e propria ritorsione.

“I dazi non sono un obiettivo in sé, sono un mezzo per correggere una situazione ingiusta, vogliamo arrivare ad una soluzione: vogliamo il dialogo con le nostre controparti cinesi e questo dialogo sta avendo luogo”, ha detto il portavoce della Commissione Europea. “Dalla Cina vengono segnali positivi, abbiamo bisogno di una soluzione che corregga il vantaggio non equo dei produttori cinesi”, ha aggiunto precisando che gli Stati membri voteranno ma alla fine “il commercio è una competenza dell’Ue”.

La Cina spera che l’Ue “lavorerà nella stessa direzione e mostrerà sincerità nel portare avanti la consultazione sull’indagine anti sovvenzioni” relativa all’import dei veicoli elettrici made in China. Il ministero del Commercio ha osservato che “la consultazione dovrebbe basarsi su fatti e regole e dovrebbe portare a una soluzione accettabile per entrambe le parti il prima possibile”, ha detto il portavoce He Yadong. “Finora, la Cina e l’Ue hanno tenuto numerosi cicli di consultazioni a livello tecnico. C’è ancora una finestra di quattro mesi prima che venga presa una decisione definitiva”, ha aggiunto He.

Pechino resta in una posizione di forza anche perché la produzione di auto elettriche in Europa è dipendente dalla componentistica prodotta in Cina, batterie innanzitutto. Inoltre ci sono vari modi in cui le tariffe possono essere aggirate. Nel lungo termine le case automobilistiche cinesi possono produrre auto direttamente all’interno dell’Ue, come già stanno iniziando a fare, schivando così i dazi. Nell’immediato molte vetture prodotte in Cina sono già state trasferite in Europa e stipate nei porti, dentro ai confini dell’Unione. Infine, bassi prezzi favoriti anche dai sussidi statali ed incentivi, consentono ai produttori cinesi di conservare un vantaggio competitivo anche in presenza di queste tariffe. In questo settore i produttori cinesi sono comunque all’avanguardia e riescono a costruire con costi inferiori a quelli di Ue e Stati Uniti.

Il vero colpo del k.o. che Pechino potrebbe rifilare all’Europa è l’incremento dei dazi sull’import di auto di grossa cilindrata. Cina è il più grande mercato al mondo per queste vetture, Bmw, Audi, Mercedes, e non solo, tremano. Diversa la posizioni dei produttori francesi e italiani (Stellantis, etc), meno presenti in Cina e più in difficoltà sull’elettrico. È ancora possibile che la Commissione e il governo cinese riescano a raggiungere un accordo. Se non ci riuscissero, tuttavia, la capacità della Germania di modificare le cose sarebbe limitata. Le tariffe della Commissione passeranno al vaglio del Consiglio europeo. Ma fermare i dazi richiede una maggioranza qualificata.

“Auspico che si trovi una soluzione negoziale perchè i dazi sono solo uno strumento ma la soluzione è cosa diversa”, commenta il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Secondo il ministro una soluzione andrebbe trovata “all’interno del Wto perché noi siamo per un mercato libero ma equo”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Trenord, la Lombardia propina la peggiore ferrovia vendendola come la migliore. Ecco com’è cominciata

next
Articolo Successivo

La guerra in Ucraina alza anche il costo industriale dei medicinali. E i produttori si lamentano: “Non possiamo alzare i prezzi”

next