E’ partita da Torino la prima class action europea in campo sanitario: nel mirino ci sono alcuni prodotti di Philips per la terapia respiratoria e del sonno. Il ricorso è stato presentato al tribunale di Milano dalla Global Justice Network, una coalizione di avvocati, per conto degli utenti europei danneggiati da difetti riscontrati nei respiratori a pressione positiva continua delle vie aeree (Cpap) e nei ventilatori meccanici salvavita. Più di venti avvocati di quindici diversi studi legali sono coinvolti nel contenzioso in Europa. Inoltre sono stati inoltre ingaggiati otto esperti in diverse aree scientifiche. I ricorrenti di diversi Stati membri dell’Unione europea sono i rappresentati nominati della class action, compresi i parenti di persone decedute per cancro ai polmoni.
I dispositivi – Le Cpap sono macchinari che utilizzano la pressione dell’aria per mantenere aperte le vie respiratorie durante il sonno e sono indirizzati ai pazienti affetti da apnee notturne. I ventilatori meccanici salvavita sono usati nelle unità di terapia intensiva e nell’assistenza domiciliare. Durante il Covid i dispositivi erano stati consegnati e successivamente ritirati dal commercio perché ritenuti potenzialmente nocivi: usavano una schiuma a base di materiali che, con il calore o la pressione, si frantumavano in microparticelle cancerogene una volta inalate. La Philips era stata poi condannata, nel 2023, a riparare o sostituire alcuni dei dispositivi, con una penale di 20mila euro per ogni giorno di ritardo.
La class action – La class action è partita dallo studio legale associato Ambrosio e Commodo di Torino al quale si sono associati altri 14 studi legali con sede in diverse città e stati d’Europa. “Già nel 2021 la Philips ha lanciato una campagna per il ritiro di questo prodotto, a causa della schiuma che serve per insonorizzare le macchine, definendolo essa stessa pericoloso. Siamo nel luglio del 2024 è questa campagna non è ancora terminata”, ha spiegato l’avvocato Stefano Commodo. Alla causa si unisce anche l’associazione di consumatori Adusbef che in questi anni ha ricevuto e racconto migliaia di segnalazioni da parte degli utenti. “I dispositivi sono affetti da un grave difetto di progettazione che consente al paziente, mentre il dispositivo è in funzione, di respirare particelle e gas generati dal loro isolamento interno – sostengono gli avvocati – L’inalazione di tali particelle e gas può causare lesioni gravi e pericolose per la vita, come malattie infiammatorie polmonari e autoimmuni, tra le altre. Anche l’angoscia e la paura generate dall’uso del dispositivo sono comuni tra gli utenti”.
Seppure la class action coinvolga consumatori e legali provenienti da tutta Europa, la scelta del tribunale dove presentare ricorso è ricaduta su Milano perché qui ha sede la divisione di Philips incaricata della distribuzione dei presidi sanitari contro i quali muovono le accuse. Anche il processo potrebbe svolgersi nel capoluogo lombardo. “Le persone che possono essere interessate a questa class action sono in Europa un milione e centomila, in Italia centomila persone“, spiega l’avvocato Renato Ambrosio, sempre dello studio di Torino. “Negli Stati Uniti le azioni legali promosse dalla persone colpite hanno già portato a un ampio accordo con l’azienda. Stiamo parlando di una transazione che ha raggiunto un miliardo e cento milioni di dollari”.
“Philips conferma il sostegno verso i pazienti che si affidano alle proprie soluzioni per la cura del sonno e delle vie respiratorie per la loro salute e qualità di vita, nonché i medici e i clienti che lavorano per soddisfare le loro esigenze. Le nostre priorità sono la sicurezza dei pazienti e la qualità e siamo consapevoli dell’importanza che i dispositivi per la terapia del sonno e i ventilatori rivestono per tutti coloro che li utilizzano”, commenta Philips in un nota.