Paura a Stromboli nel tardo pomeriggio di mercoledì 3 luglio: dalla Sciara del fuoco, sul versante nord dell’isola, si è alzata un’intensa nube di cenere lavica insieme a materiale piroclastico. Sul vulcano si sono verificate anche delle esplosioni e, secondo i primi rilievi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Osservatorio etneo di Catania, la nube potrebbe essere stata causata dalla presenza di una valanga di detriti in quella parte dell’edificio vulcanico che sarebbe collassata.
In una nota, l’Ingv di Catania, comunica che alle 18:40 circa dalla rete di telecamere di sorveglianza dello Stromboli si è osservata una repentina intensificazione dell’attività di spattering (emissione, spruzzi di lava). L’attività si è poi intensificata fino ad arrivare in mare. Secondo quanto emerge dall’analisi dei dati della rete Gnss ad alta frequenza, non sono state registrate variazioni al fi fuori della normale variabilità dei segnali.
L’evento ha avuto inizio alle 17:30 circa, quando è stato osservato un graduale incremento dell’ampiezza del segnale sismico, spostatosi da un livello medio-alto a uno alto. A partire dalle ore 18:20 si è osservato un ulteriore e repentino incremento dell’ampiezza che si è portata su valori molto alti e ha raggiunto il valore più energetico alle ore 18:40 circa. La colata lavica con fuoriuscita di sabbia e cenere è stata registrata poco dopo le 19:00: la colata di lava, grazie al vento, si è riversata su una zona disabitata di Stromboli. L’esplosione è avvenuta esattamente a cinque anni di distanza da quella avvenuta il 3 luglio del 2019, quando si verificarono due esplosioni che avevano scosso lo Stromboli e che furono tra le più forti mai registrate da quando è attivo il sistema di monitoraggio del vulcano, cioè dal 1985. Nel corso dell’estate del 2019 si verificarono due eruzioni esplosive di forte intensità, definite come “parossismi”.
Immagini Ingv e Lgs