Paolo Di Paolo - Romanzo senza umani (Feltrinelli) - 2/7
Un lago ghiacciato tedesco da tornare a visitare all’improvviso, mentre una tv lo chiama come ospite, è lo spazio simbolico nel quale il professore di storia Mauro Barbi filtra la possibilità complessa di un disgelo personale tra amici, conoscenti, amanti lasciati a congelare nel tempo. Tra ieratiche descrizioni d’ambiente e fitti scambi di dialogo a due, Barbi cerca di ricollegare i fili spezzati dal tempo e a ricostruire una sua storia oggettiva, un suo personale passato possibile. Probabilità di vittoria: 10%
Incipit: “In assenza di occhi umani, la catasta di uccelli precipitati sul ghiaccio non suscita nessuno stupore. La temperatura è scesa di quasi venti gradi sotto lo zero. Le emozioni mancano da giorni. Disperse: come il governatore noto per aver camminato sulla superficie congelata del lago, contando i passi che separano Lindau da Bergenz: 7330.
Che significato ha per lei Romanzo senza umani?
“Quasi una contraddizione in termini. Si può scrivere davvero un romanzo senza umani? Sì, rispetto all’ambientazione, alla vicenda, forse sì. Si può immaginare il pre-umano, il post-umano. Un paesaggio senza di noi. Ma il romanzo, la scrittura sono atti integralmente umani. E se rimettiamo di tanto in tanto a fuoco questa ovvietà, ricarichiamo una riserva di stupore che non è superfluo”.
Perché scrive?
“Domanda eterna e tuttavia inaggirabile. Mi sembra sia un modo per capire, per dilatare le possibilità dell’esperienza (che è comunque assai limitata), e per trattenere qualcosa. O sperare di, che è lo stesso. C’è una frase di Tabucchi che mi ripeto spesso: “E intanto noi viviamo o scriviamo, che è lo stesso, in questa illusione che ci conduce”.
Un romanzo che le ha sconvolto la vita (nel bene o nel male).
“In bene, perché è stata una rivelazione stordente, “Mrs Dalloway” di Virginia Woolf. Prima lettura a diciotto anni. Ho chiuso di colpo perché le sensazioni arrivavano in modo così forte da risultare quasi insostenibile. Mi sono detto, impressionato: la letteratura dunque può essere questo? Il trionfo delle sensazioni”.
Di Paolo ha 41 anni e ha scritto dal 2004 più di trenta libri tra romanzi e saggi. È autore di un testo teatrale portato in scena da Claudio Longhi, tratto dallo script omonimo del film di Elio Petri: La Classe operaia va in Paradiso.