Donatella Di Pietrantonio - L’età fragile (Einaudi) - 3/7
Il travagliato rapporto tra una madre borghese, ma originaria di un paese montanaro dell’Abruzzo, e la giovane figlia che cerca un futuro a Milano. Al Nord la ragazza subirà un’aggressione che la segnerà nella mente e ne bloccherà quiete e fiducia verso il prossimo (maschile). Intanto la madre ripensa e racconta il brutale omicidio di due ragazzine avvenuto trent’anni prima tra le terre di montagna abitate da pecorai e dell’amica carissima che dalla violenza del bruto straniero si salvò fingendosi morta e poi scappando nel buio. Probabilità di vittoria: 50%
Incipit: “Il disordine che trovo al mattino mi ricorda che non sono più sola. Amanda è tornata, mi guardo interno e inciampo sulle sue tracce: sul bracciolo del divano il piatto con un pane smozzicato, e nel bicchiere un residuo di bevanda. La coperta è ammucchiata in un angolo, accanto al libro rovesciato sempre sulle stesse pagine”.
Che significato ha per lei L’età fragile?
“L’età fragile” è per me il romanzo della maturità. Dove Lucia, la voce che narra,mi rappresenta: nella mezza età è il centro pulsante di tutte le sue relazioni e ne accoglie la complessità nel passaggio da una generazione all’altra, dal vecchio padre indomito alla figlia silenziosa.
Perché scrive?
Per capirmi, per cambiarmi.
Un romanzo che le ha sconvolto la vita (nel bene o nel male).
A nove anni è arrivatanella mia casa senza libri una copia malconcia de “I Promessi Sposi”. L’ho letto in pochi giorni, senza capacitarmi di tutte quelle pagine. A me interessava se quei due si sarebbero sposati o no, prima o poi. Ma ho imparato che tra un inizio e uno scioglimentofinale c’è di mezzo un mondo, e senza troppa fatica l’ho attraversato.
Di Pietrantonio è nata in un piccolo paese dell’Abruzzo, ha 62 anni ed è dentista pediatra a Penne. È al suo quinto romanzo in 13 anni. Scoperta da Elliott (Mia madre è un fiume), nel 2020 è arrivata seconda alla finale dello Strega con Borgo Sud.