Raffaella Romagnolo - Aggiustare l’universo (Mondadori) - 5/7
Tra le colline liguri piemontesi, nell’ottobre del 1945, la sfollata maestra Gilla è pronta comunque a ripartire. Il direttore della scuola le assegna una classe di ventitre allieve e tra queste dall’orfanotrofio, e immersa nel più assoluto mutismo c’è Francesca: “bambina nascosta’, cioè costretta a vivere sotto falso nome durante la Shoah, che in verità parla solo con un gatto. Probabilità di vittoria: 5%.
Incipit: “La maestra ha ventidue anni e si chiama come una zia defunta, Virgilia, donna di angelica bontà e bruttezza leggendaria. Nome scelto perché impari già alla fonte battesimale che non tutto si può avere dalla vita. Virgilia, dunque. Anche se neppure la madre e il padre la chiamano così. Né Michele (a Michele non vuole pensare. E neanche il direttore della scuola elementare di Borgo di Dentro, che pure conosce il suo vero nome. Come tutti anche lui la chiama Gilla. Signorina Gilla”.
Che significato ha per lei Aggiustare l’universo?
Mi sta molto a cuore. Da tempo desideravo scrivere un romanzo di scuola, cioè una storia che illuminasse per via narrativa il senso di un’esperienza che per me è stata salvifica.
Perché scrive?
La vita corre, il tempo corre. Scrivendo, mi illudo di fermarlo.
Il romanzo che le ha sconvolto la vita (nel bene o nel male)?
Da lettrice, il libro “Cuore”. Letto a otto anni, ha condizionato malamente il mio modo di stare dentro i legami famigliari almeno finché, da grande, non l’ho riletto criticamente. Da scrittrice, il romanzo “La masnà”: scrivendolo ho deciso che non avrei più smesso, che scrivere era la mia strada. E non ho ancora cambiato idea.
Romagnolo ha 53 anni ed è nata a Casale Monferrato. Insegna italiano e storia in una scuola superiore. Il suo primo romanzo risale al 2007 (L’amante di città, pubblicato da Fratelli Frilli), mentre si è fatta conoscere al grande pubblico nel 2020 con Di Luce propria (Mondadori) che è stato tradotto in mezza Europa.