Chiara Valerio – Chi dice e chi tace (Sellerio) - 6/7
Scauri, basso Lazio, sul Tirreno. L’avvocatessa Lea vuole capire realmente la fine che ha fatto Vittoria, ritrovata morta in una vasca: donna affabile e generosa, animalista e aperta al prossimo, mai un litigio con nessuno. L’inquieta, enigmatica ricerca della verità viene immersa con rapsodica e sincopata detection in un vortice al femminile screziato di nero che non esclude affatto violenza e doppiezza. Probabilità di vittoria: 20%
Incipit: “Le bambine scese dalla macchina si erano messe a correre e non ci avevano salutato. Ferma sulla porta, mia madre le aveva abbracciate e mi aveva sorriso sollevano il mento come a dire Non ti preoccupae. Luigi aveva messo in moto prima che potessi dispiacermi o pentirmi di aver accettato l’invito per un fine settimana a Ponza, in una casa dalla quale si vedeva il porto”.
Che significato ha Chi dice e chi tace per lei?
“È un romanzo che ho scritto per esercizio. volevo scrivere in cui chi legge sa tutto e solo ciò che sa una sola persona, in questo caso Lea Russo, la voce narrante. Una storia in cui chi legge, come la protagonista, strutturalmente dubita di tutto. Succedeva anche a me mentre scrivevo. E volevo rivivere Scauri negli anni della mia prima adolescenza e dell’infanzia delle mie sorelle, così quando i miei nipoti cresceranno sapranno che zia Chiara sembrava non esserci, invece era a Scauri mentre loro erano bambini”.
Perché scrive?
“Perché scrivendo mi chiarisco le cose. Perché mi diverto. Perché sono stata una bambina che amava giocare anche da sola e raccontarsi storie. e perché il romanzo mi pare la forma speculativa più accurata per capire gli esseri umani. E ricordarsi che capire e giudicare non sono sinonimi”.
Il romanzo che le ha sconvolto la vita (nel bene o nel male)?
“I Malavoglia di Giovanni Verga. Perché ho capito che nella lingua che parlavo ci poteva scrivere che in mezzo a tutta l’acqua del mare si muore di sete. E dunque dire acqua senza specificare quantità e qualità, come dire tutto senza specificare intenzione e contesto, significa non dire niente. Avevo undici anni e sono rimasta sconvolta dalle parole che possono dire tutto e possono anche dire niente, dunque bisogna essere avventurosi ma cauti per proseguire l’avventura”.
Valerio ha 46 anni ed è laureata in Matematica, del resto frequente topica della sua produzione saggistica. Figura cruciale della famiglia queer di Michela Murgia, ha scritto i soggetti dei film La tenerezza e Mia Madre, e sempre per Moretti è apparsa in un cameo in Il Sol dell’avvenire. Ha diretto per un anno, il 2016, l’anti-Salone di Milano.