Politica

“Renzi dimettiti”: il fuoco amico arriva da Velardi sul Riformista. “Frasi fatte, medaglie autoappuntate”. E il paragone con D’Alema

Le “stanche esibizioni verbali”, i “calembour”, le “frasi fatte”, il “buco nero” del “solipsismo”, perfino il paragone con Massimo D’Alema. La critica più sferzante degli ultimi tempi nei confronti di Matteo Renzi arriva dal fuoco amico, cioè dalle colonne del Riformista. Di più: dall’editoriale del direttore Claudio Velardi, successore dello stesso leader di Italia Viva in questo ruolo. Insomma: se i protagonisti della vicenda avessero più del peso specifico che hanno nel Paese reale sarebbe quasi una notizia da prima pagina. Anche perché la richiesta centrale del fondo di Velardi è che Renzi si deve dimettere da segretario di Italia Viva, mettendo così da parte il suo “ingombrantissimo ego“.

Velardi, giornalista professionista dal 1993, docente di lobbying e comunicazione politica alla Luiss, è stato esponente del Pci, poi del Pds e dei Ds. Dal 1994 è stato capo della segreteria proprio di D’Alema quando era segretario del Pds e capo dello staff a Palazzo Chigi sempre con D’Alema. Alle elezioni regionali del 2010 Velardi curò, nelle stesse settimane, le campagne elettorali di Renata Polverini del centrodestra nel Lazio e di Vincenzo De Luca del centrosinistra in Campania.

L’editoriale ha la forma di lettera: “Caro Matteo Renzi – è l’incipit – a questo punto proviamo a fare un discorso di fondo”. Velardi scrive che Renzi ha suscitato “tante speranze” da oltre dieci anni “in tutti coloro che aspirano ad un’Italia più moderna, competitiva, aperta e innovativa”. Ma i complimenti e gli apprezzamenti finiscono qui, dopo poche parole. “Speranze – continua il direttore del Riformista – forse eccessive all’inizio, alimentate dalla fame di leadership di cui il paese aveva (e continua ad avere) bisogno, poi via via ridimensionate fino ad essere risucchiate inesorabilmente, sconfitta dopo sconfitta, nel buco nero del tuo solipsismo“. Un avvitamento, secondo Velardi, che ha fatto un passo avanti con l’intervista che Renzi ha dato alla Stampa nella quale all’improvviso il leader di Italia Viva ha fatto un’inversione a U, ha detto che la segretaria del Pd segue un “percorso intelligente” evocando anche un futuro di Iv dentro il centrosinistra. Parole sorprendenti dopo che, per dirne solo due, Renzi aveva pronosticato “praterie” per il polo centrista dopo l’elezione a leader di Schlein e messo in dubbio che il Pd del nuovo corso potesse davvero vincere a Firenze. Il polo centrista è scomparso e a Firenze a essere marginale è stata proprio Italia Viva.

Nell’intervista, annota Velardi, ci sono “le solite, stanche esibizioni verbali, piene di calembour, richiami al glorioso passato e frasi fatte” e le medaglie che Renzi si appunta al petto “da solo” come “le preferenze prese, l’entusiasmo per la collaborazione con Blair, i tanti impegni all’estero: somiglianze inquietanti… almeno – mi raccomando – non farti anche crescere i baffi“. Ma il succo dell’intervista di Renzi alla Stampa, dice ancora il giornalista ex spin doctor di vari politici, è “degno – per usare il tuo linguaggio – del più fiacco dei follower, non certo di un leader”.

Cioè è solo un elenco di strade tra cui scegliere (“Margherita o Terzo Polo autonomo, De Gasperi o Schlein“) ma sulle quali Renzi dice che “aiuterà” o “parteciperà”. “Ma ti sembra possibile? – chiede Velardi – Non sarebbe più dignitoso dare un seguito pratico alla tua annunciata decisione di non ricandidarti, lasciando che militanti e dirigenti possano decidere da soli il loro destino, senza che incomba ad ogni passo il tuo ingombrantissimo ego?”. L’invito è a portare subito il mini-partito che resta dopo le Europee al congresso: “Indica subito subito delle regole, un percorso, qualche data, e dimettiti formalmente”. “Questo sì – conclude Velardi – che sarebbe un atto politico nell’interesse della comunità (ammirevole e residua) che ancora pende dalle tue labbra. E scusami, infine, per le parole crude, ma tu sai che sono dette con affetto vero”.

Al momento Renzi non ha risposto. Nella sua enews si è limitato a ripetere il concetto detto alla Stampa. “Italia Viva dovrà scegliere se insistere su una strada di alternativa al bipolarismo, il Terzo polo, oppure stare in un accordo con il centrosinistra con una simil Margherita 2.0, che ovviamente dovrebbe chiamarsi in altro modo. Questa discussione, seria e molto bella, la faremo in modo pubblico, trasparente e democratico. Quello che è chiaro è che qualsiasi scelta faremo per il futuro deve essere una scelta fatta da chi porta i voti, non da chi mette i veti”.