Se è vero che, come dicono i giornali, il centrodestra di governo ha mal sopportato il richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sui pericoli del cosiddetto “assolutismo della maggioranza“, chi esce allo scoperto è sicuramente il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini. A fronte del lungo discorso del capo dello Stato – che ha messo in guardia sul fatto che la “governabilità non giustifica alterare la rappresentatività degli elettori” – Salvini risponde così: “Assolutismo… Siamo in democrazia nel 2024, il popolo vota, il popolo vince, il popolo decide. E chi è scelto per governare, governa”. Alcune ore dopo non meglio precisate “fonti della Lega” hanno assicurato alle agenzie di stampa che “Matteo Salvini ha grande stima del presidente della Repubblica: la riflessione del vicepremier e ministro non era indirizzata al capo dello Stato”.

Il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha commentato la vicenda con 7 parole: “Il capo dello Stato va sempre rispettato”. Poi a sera è intervenuta anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, frenando l’uscita del suo vice leghista: “Io francamente non ho letto un attacco al governo e penso che non si faccia un favore alle istituzioni di questa repubblica se ogni cosa che dice il presidente viene strumentalizzata come se fosse il capo dell’opposizione”. Il discorso di Mattarella, ha sottolineato la premier, era “sulla democrazia, era un discorso molto alto ed è un discorso che io condivido perché se è vero che nelle democrazie non esiste un assolutismo nei poteri non esiste neanche un assolutismo della maggioranze ed è per questo che ci sono dei contrappesi nei sistemi democratici”. Una valutazione considerata “corretta al Quirinale”, come hanno fatto sapere fonti del Colle.

Il significato politico dell’uscita del leader della Lega è doppio non solo perché risponde nel merito su questioni costituzionali al capo dello Stato, ma anche perché Salvini si trova a polemizzare con il presidente della Repubblica per la seconda volta in un mese. Nel giorno della festa della Repubblica il segretario leghista riprese e rilanciò un’uscita del deputato del Carroccio Claudio Borghi che polemizzò su alcune parole pronunciate da Mattarella (“sovranità europea“). “Oggi è la festa degli italiani, della Repubblica, non della sovranità europea – dichiarò Salvini – Abbiamo un presidente della Repubblica perché c’è la Repubblica, io penso all’Europa come stati sovrani che si mettono insieme, ma la sovranità nazionale è fondamentale, al di là dei tweet oggi si festeggia la Repubblica italiana. Non mi arrenderò mai a un super Stato europeo dove comandano quelli che hanno i soldi”. Non smentì la richiesta di Borghi che chiedeva “se il presidente pensa davvero che la sovranità sia dell’Unione europea invece che dell’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi” (frase poi riconfermata nei giorni successivi).

Non faccio filosofia, faccio politica” aggiunge Salvini e non è chiaro se implicitamente vuole sottolineare la differenza con l’intervento di Mattarella. “In Italia come in Francia chi prende i voti governa, nel rispetto delle regole, della democrazia, delle minoranze, della trasparenza, però penso che il richiamo potesse essere fatto ad altri, ma non sicuramente alla situazione italiana – sottolinea il ministro -. Anzi, c’è la minoranza che spesso e volentieri si comporta da maggioranza, pretendendo di imporre alla maggioranza politica e culturale del paese il suo modo di vivere e ragionare. Semmai quindi qua c’è il problema della dittatura delle minoranze, non il contrario”. Vale la pena ricordare cosa ha detto ieri il capo dello Stato alla cerimonia di apertura della 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, a Trieste. Ha ricordato per esempio il pensiero del filosofo e politologo Norberto Bobbio che ammoniva, ha dichiarato il presidente – “che non si può ricorrere a semplificazioni di sistema o a restrizioni di diritti ‘in nome del dovere di governare’: una democrazia ‘della maggioranza’ sarebbe, per definizione, una insanabile contraddizione, per la confusione tra strumenti di governo e tutela della effettiva condizione di diritti e di libertà”. Il ragionamento del capo dello Stato si incrocia con la realtà di diversi Paesi, in cui si è realizzata quella che è stata definita “democratura“. Per cui democrazia non è solo il rito delle urne.

“I diritti si inverano attraverso l’esercizio democratico – dice Mattarella – Se questo si attenua, si riduce la garanzia della loro effettiva vigenza. Democrazie imperfette vulnerano le libertà: ove si manifesta una partecipazione elettorale modesta. Oppure ove il principio ‘un uomo-un voto’ venga distorto attraverso marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori. Ancor più le libertà risulterebbero vulnerate ipotizzando democrazie affievolite, depotenziate da tratti illiberali”. E’ un principio generale che certamente porta alla mente un possibile confronto con la riforma costituzionale per il premierato – in discussione in Parlamento – che rafforzerebbe giocoforza i poteri di chi governa e indebolirebbe quelli delle opposizioni. Alla riforma il capo dello Stato tuttavia non ha fatto riferimento esplicito. Ma, ha sottolineato ancora Mattarella, tra le condizioni “minime” della democrazia ci sono anche “limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possano violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze”.

Il presidente del Veneto Luca Zaia, dal canto suo, “si rifiuta” di pensare che Mattarella si riferisse al premierato poiché “è una persona di buon senso, garante della Costituzione, un faro per i cittadini” dice il governatore. “Sostengo il premierato a prescindere dall’autonomia perché abbiamo dei modelli che funzionano – dice Zaia a Rtl 102.5 -: sindaci e presidenti di regioni. Siamo arrivati all’elezione diretta con un referendum dei primi anni Novanta. Il premier eletto dai cittadini non è una cosa da dittatori; a me sembra una cosa rispettosa del contratto sociale”. In modo più aderente al pensiero del Quirinale si esprime Forza Italia: “Teniamo tutti nella doverosa considerazione le parole del presidente Mattarella, le rispettiamo e credo che vadano nella giusta direzione – dice a SkyTg24 la senatrice Licia Ronzulli -. L’attenzione alle minoranze è assolutamente condivisibile, anche perché sappiamo che chi oggi è minoranza può diventare maggioranza domani e viceversa. Detto questo, la legge elettorale ancora non c’è. Dopo la prima lettura del premierato alla Camera credo che inizierà quello che mi auguro sarà un percorso condiviso“.

Ad attaccare Salvini sono le opposizioni. “Nell’Italia della Telemeloni, del Parlamento trasformato in passacarte del governo, nell’Italia dove la maggioranza ha sdoganato la violenza in aula, Salvini parla di dittatura delle minoranze? – si chiede Riccardo Magi, segretario di +Europa – Attaccando il presidente della Repubblica per le sue parole sagge sul ruolo delle opposizioni, il leader della Lega riproporrà di cedere due Mattarella e mezzo per un Putin?”. “Il vice premier Salvini non ha senso dello Stato e delle istituzioni e non sa cosa significhi democrazia” dice Angelo Bonelli, uno dei due leader di Verdi-Sinistra. “In primo luogo dovrebbe andare a rileggere e studiare la Costituzione della Repubblica Italiana – aggiunge Bonelli – e capire quello che ha detto il presidente Mattarella. Ovvero, è evidente che chi vince governa, ma chi vince deve anche rispettare i ruoli delle minoranze e il bilanciamento tra i poteri dello Stato”.

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