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Se state pensando di fare ‘ghosting’, ecco la domanda che dovreste farvi

È uscito pochi giorni fa un pezzo del New York Times, proprio il giornale che nel 2015 si è inventato la parola "ghosting". D'altronde, che prima o poi nelle relazioni arrivi il momento di svignarsela pare una certezza e dunque il tema è conosciuto ma evergreen

di Claudia Rossi
Se state pensando di fare ‘ghosting’, ecco la domanda che dovreste farvi

Iris e Gabriel sono una coppia in crisi. Lui è medico. Ha una notevole passione per la corsa, corre ogni volta che può. Una sera, proprio mentre fa jogging, la sua vita si stravolge: trova un ragazzo caduto con la bicicletta nel cratere di una cava. Il ragazzo sta morendo. Gabriel non riesce a salvarlo e mente ai paramedici quando gli chiedono se il ragazzo abbia detto qualcosa prima di morire. Arriva la depressione. Iris prova a distrarlo ma le cose si complicano quando una vecchia amica di famiglia, Laure, si piazza a casa loro senza preavviso. Motivo? Laure ha scoperto che suo marito ha una figlia con un’altra donna e vuole stare lontana dal lui. Quel lui che, nel frattempo, si dà alla macchia e diventa introvabile. Fa ghosting? Non proprio ma al lettore, per qualche pagina, sembra di sì. Intanto, per quei quattro che ancora non lo sanno (e se è così, a spanne, non sono nemmeno interessati a saperlo), cos’è il ghosting? Per farla breve è quando qualcuno con cui ti stai vedendo – può essere una relazione sentimentale ma anche amicale – sparisce, “si fa nebbia”, non dà più cenni di vita (a dire il vero conosco una persona che fa ghosting pure con i bar, cioè li frequenta per mesi e poi sparisce all’improvviso. Ma si volatilizza proprio, il che significa non passare neanche più – né in macchina né a piedi – davanti al posto ‘cancellato'”). Tornando alla storia di Iris, Gabriel e Laure, il marito di quest’ultima non ne dà più cenni di vita perché è morto stecchito. Non diciamo altro giacché si tratta del nuovo libro di B.A Paris e magari qualcuno vuole leggerlo nonostante sia bruttino. Il punto è che, per diverse pagine, il lettore si chiede se il personaggio che ha tradito la moglie e ha un figlio con un’altra abbia deciso scientemente di sparire. Di fare, appunto, ghosting. Perché il fenomeno è vecchio ma se ne parla di continuo, anzi, sul tema è uscito pochi giorni fa un pezzo del New York Times, proprio il giornale che nel 2015 si è inventato la parola “ghosting”. D’altronde che prima o poi nelle relazioni arrivi il momento di fare svignarsela pare una certezza.

La prima domanda che si fa il quotidiano statunitense è ‘come reagiscono esattamente le vittime di ghosting‘? Forse imprecano? Nel momento in cui si rendono conto che, tornati da quella che sembrava una bella seratina, del presunto partner non resta che un vago profumo (se va bene), con chi se la prendono? Elizabeth Earnshaw, terapista matrimoniale di Philadelphia, non ha dubbi: con loro stessi. “Iniziano a mettere in discussione la loro realtà. Guardano indietro e dicono: ‘Dove ho perso i segnali? Cosa c’è di sbagliato in me che pensavo ci fossimo divertiti così tanto al nostro ultimo appuntamento?'”. Insomma, arriva la crisi di autostima. E allora eccola, l’altra domanda che si fanno in tanti e non da ora: ci sono dei casi in cui è giusto fare ghosting? Alcuni terapisti e un esperto di galateo hanno provato a rispondere e sì, si può fare ghosting con la coscienza pulita.

Il punto chiaro messo al centro dalla dottoressa Earnshaw è che se si può, il ghosting va evitato. Non si sparisce. Non si fa. Il male fatto all’altra persona è tanto. C’è addirittura chi arriva a chiedersi: “Sono così inutile che non ha nemmeno pensato fosse giusto dirmi addio?”. Ma ci sono casi, ha spiegato la psicoterapeuta, in cui non lasciare traccia di sé va bene. Quando? Se la persona ti ha fatto vivere un clima di insicurezza, se è stata aggressiva, se non ha rispettato dei limiti. E c’è una domanda da porsi per capire se la storia che uno sta vivendo rientri in questi scenari: “Sto pensando di fare ghosting a questa persona semplicemente perché voglio evitare una conversazione spiacevole?” Se la risposta è sì, è meglio offrire un addio e anche una breve spiegazione. Non siamo di fronte, insomma, ai casi in cui secondo la psicoterapeuta il ghosting è “contentito”.

Tornando alle vittime di ghosting, avere contezza che è ormai una cosa così diffusa da interessare praticamente tutti, aiuta. Che ne so, prendiamo per esempio Billie Eilish e non per cambiare tema all’improvviso e parlare di musica ma perché pure con lei, a un certo punto, un ragazzo è sparito: “Da quel giorno, lui non mi ha mandato più neanche un messaggio. Credevo fosse letteralmente morto. Era una persona che conoscevo da anni e al telefono, un giorno, avevamo fissato un appuntamento alle 15. Non l’ho più sentito, non ci potevo credere”, ha raccontato la popstar ospite del podcast Miss Me?, di Lily Allen e Miquita Oliver. E quindi, ricordarsi che tu puoi essere ghostato ma anche ghostare è in qualche modo salvifico. Pensate che persino Gemini (l’AI) se uno chiede “come mai le persone fanno ghosting?” sa esattamente come rispondere: “Paura del confronto: alcune persone preferiscono evitare una conversazione difficile o imbarazzante/ mancanza di interesse: potrebbero aver perso interesse nella relazione, ma non vogliono ferire l’altra persona/ immaturità emotiva: Potrebbero non avere le capacità per gestire una rottura in modo maturo/ situazioni complesse: in alcuni casi, il ghosting potrebbe essere una reazione a comportamenti aggressivi o molesti”. Non solo. L’AI è consolatoria: “Se ti ghostano accetta la cosa, ricordati che quel comportamento dice di più sulla persona che lo mette in pratica che su di te”.

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