Che spettacolo e che peccato. Jannik Sinner e Matteo Berrettini hanno fatto spellare le mani al pubblico del centrale di Wimbledon, tra i più esigenti. Un match che poteva valere almeno una semifinale Slam. Perché no, pure una finale. Da qui il peccato: Berrettini esce di scena già al secondo turno, giocando un tennis che gli avrebbe permesso di vincere certamente contro tutti gli altri tennisti presenti in tabellone, esclusi giusto Alcaraz e Djokovic. Ma resta lo spettacolo: una prova di forza del tennis azzurro, sul campo più importante al mondo. In questo momento, nessun altro Paese ha la possibilità di schierare due tennisti di questo livello. Solo l’Italia. E, pregando che l’integrità fisica di Berrettini resti intatta, viene già da sfregarsi le mani in vista della prossima Coppa Davis.

Per Sinner, dopo lo spavento, questa battaglia potrà avere solo benefici positivi: battere questo Berrettini sull’erba equivale a un’iniezione di fiducia totale in vista dei prossimi match. Lo stesso numero 1 al mondo ha sottolineato più volte, prima e dopo il match, che questo incontro era un’anomalia al secondo turno. Al di là della grande amicizia che lo lega a Berrettini, era consapevole delle difficoltà che avrebbe incontrato. E ora sa di essere in grado di superarle. Dopo un’inizio claudicante contro Hanfmann, ora Sinner ha testato il suo livello massimo sull’erba. E si è tirato fuori da una situazione che poteva diventare complessa. Può ancora limare qualcosa nella qualità del suo tennis, ma ha giocato i tre tie-break in maniera impeccabile. Una qualità che a Wimbledon è imprescindibile per arrivare fino in fondo. Se batti Berrettini, non puoi puntare ad altro che non sia la finale.

Per Berrettini invece oggi prevale l’amarezza. Ci vorrà qualche settimana perché si sedimenti la gioia per essere tornato a un livello almeno da top 10. La beffa sta proprio qui: salutando Wimbledon già al secondo turno, dopo gli ottavi di un anno fa, ora il romano si ritrova addirittura fuori dai primi 80 al mondo. Gli aspetti positivi sono altri. Per esempio aver messo a tacere, si spera una volta per tutte, le critiche: clamorosamente smentito chi avesse dei dubbi sulle qualità e sulla caparbietà di Berrettini. Il dritto e il servizio sono una meraviglia della potenza, la prestazione atletica è stata eccellente, pure la tenuta mentale. Con questi armi, risalire la classifica non è un problema. L’unica cosa che serve ancora al 28enne romano è la costanza: un periodo senza intoppi fisici, per poter macinare tornei, vittorie e punti.

Intanto il tennis italiano rimugina nei rimpianti, perché un sorteggio più benevole poteva relegare questo duello almeno nella seconda settimana di Wimbledon. Ma allo stesso tempo continua a meravigliare: oltre a Sinner, al terzo turno ci sono Fabio Fognini e uno tra Lorenzo Musetti e Luciano Darderi. I due che vestiranno la maglia azzurra a Parigi 2024, insieme a Matteo Arnaldi (e ovviamente a Sinner). Berrettini non ci sarà, il che dimostra se ce ne fosse ancora bisogna l’ampiezza e la forza del movimento della racchetta italiana. Ma non è un male per lui: potrà preparare al meglio la parte di stagione sul cemento americano, con vista Us Open. E poi magari dare una mano al ct Filippo Volandri nel girone di qualificazione alle finali di Davis, sul cemento indoor di Bologna. Già, per Volandri scegliere chi portare in azzurro diventa sempre più complicato. Perché il tennis italiano sta vivendo il suo periodo d’oro: il match tra Sinner e Berrettini a Wimbledon ne è il manifesto.

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