Revisione delle regole per la riduzione delle emissioni di CO2 per le nuove auto e i nuovi furgoni per consentire l’uso di carburanti alternativi a zero emissioni oltre il 2035”: c’è scritto così nella bozza di programma redatta tra gli eletti del PPE alle europee di giugno scorso; il Partito popolare europeo è pure quello con più parlamentari – contandone 188 su un totale di 720 – e da tempo spinge per rivedere le norme che hanno sancito lo stop alla vendita di auto termiche a partire dal 2035, stabilità dal precedente parlamento.

Lo stesso che, su pressioni tedesche, ha aperto la porta alle auto termiche alimentate da carburanti sintetici climaticamente neutri: trattasi di benzina e diesel prodotti con energia verde e con la cattura di anidride carbonica già presente in atmosfera. Ora, con i nuovi equilibri politici dell’Europarlamento, il PPE potrebbe portare avanti con maggiore forza le sue argomentazioni: il risultato finale potrebbe essere una cancellazione dello stop alla vendita delle vetture termiche al 2035 o una profonda revisione – leggasi “ammorbidimento” – delle politiche verdi sulla mobilità.

Il gruppo politico, inoltre, propone una “strategia per i carburanti sintetici, i biocarburanti (fortemente voluti dall’Italia), e i carburanti a basso contenuto di carbonio, con incentivi e finanziamenti mirati, da affiancare alla strategia dell’Ue per l’idrogeno”. Il Green Deal? Il Ppe “si impegna a realizzarlo”, trasformarlo però in un “Green Growth Deal” per dare più spazio alla crescita e “raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di Co2 del 55% entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050, rafforzando al contempo la competitività dell’Ue e garantendo la neutralità tecnologica”.

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