Giustizia & Impunità

Le carceri scoppiano perché il governo ha aumentato pene e reati. Il dl Nordio non inciderà

Il governo ha emanato un decreto che dovrebbe alleggerire le carceri che scoppiano. Ma perché le carceri scoppiano? Nel rapporto di metà anno che Antigone presenterà nei prossimi giorni abbiamo stilato un elenco dei nuovi reati e degli aumenti di pena per i vecchi introdotti dall’insediamento dell’attuale governo a oggi. Ecco perché le carceri scoppiano: l’elenco occupa pagine e pagine e copre le aree più disparate della convivenza civile.

Le carceri scoppieranno molto di più quando sarà votato il disegno di legge governativo n. 1660 che prevede ulteriori nuovi reati e aumenti di pene. Tra i primi, il reato di rivolta penitenziaria, che si configura anche di fronte alla resistenza passiva a un ordine di qualsiasi tipo (dunque non per forza legittimo). Un detenuto che non vuole uscire dalla cella o che rifiuta il cibo, senza far del male a nessuno, è passibile di condanna fino a otto anni ulteriori di carcere. I pochi spazi di libertà che residuano a chi si trova in un carcere sono polverizzati da una norma tirannica e ricattatoria. Che inevitabilmente di fronte a vessazioni piccole o grandi subite – fino alle violenze che finalmente negli ultimi anni cominciavano ad arrivare nelle aule dei tribunali – metterà la persona detenuta nella soggezione di non denunciare.

Mentre con una mano il governo fa tutto questo, con l’altra emana un decreto recante misure urgenti in materia penitenziaria. Misure decisamente timide, che non incideranno minimamente sul sovraffollamento e sul miglioramento della qualità della vita in carcere. Nessuno ‘svuotacarceri’, come anche questa volta in troppi si sono affrettati a titolare. Oggi i detenuti sono 61.500 per 51.200 posti regolamentari e varie migliaia in meno di posti effettivi. Dall’inizio dell’anno si sono uccisi 49 detenuti.

Il decreto legge del governo che, speriamo non si trasformi durante la discussione parlamentare nell’ennesimo traino per le peggiori proposte repressive, non ha nulla a che fare con l’obiettivo della deflazione carceraria. Per ottenere quel risultato bisognerebbe agire su altre leve, ad esempio modificando l’impianto proibizionista e punitivo della legge sulle droghe o incidendo sul carattere selettivo del nostro sistema penale, inclemente con i poveri e i più vulnerabili, a partire dagli stranieri.

Infine, il ministro Nordio ha anticipato l’assunzione di almeno 1.000 agenti di polizia penitenziaria. Peccato che 85 andranno in Albania per custodire i migranti nel più tragico e costoso esempio di colonizzazione penitenziaria.