È il premier ungherese Viktor Orbán, il leader europeo più vicino a Vladimir Putin, a rompere la nuova Cortina di Ferro nata dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Secondo quanto riporta Radio Free Europe, che cita il giornalista investigativo Szabolcs Panyi, il leader di Fidesz si recherà venerdì a Mosca per incontrare il presidente russo. Informazione confermata a Ilfattoquotidiano.it da fonti interne al partito di governo e da diplomatici ungheresi che, però, non forniscono il luogo dell’incontro che potrebbe avvenire nella capitale russa o in quella azera, Baku. Ipotesi, quest’ultima, avvalorata dal fatto che il capo del governo di Budapest è atteso per il 5 e 6 luglio al vertice dell’Organizzazione degli Stati turchi in Azerbaijan. Un incontro storico che arriva a pochi giorni dall’inizio della presidenza di turno ungherese dell’Ue e a seguito dell’incontro con Volodymyr Zelensky, a Kiev, il 2 luglio. D’altra parte il suo portavoce, Zoltan Kovacs, è stato chiaro: il premier vuole ritagliarsi un ruolo da “facilitatore” per la fine del conflitto, “Orbán non vuole promuovere una conferenza di pace, ma la prima priorità della presidenza è la pace”.

La velocità con la quale il premier ungherese ha organizzato i due incontri con i presidenti di Russia e Ucraina suggerisce che la mossa fosse in cantiere già da tempo. Un colpo di teatro per marcare fortemente fin da subito la presidenza dell’Ue a guida Budapest e lanciare un segnale chiaro: vuole essere lui a favorire il dialogo verso un processo di pace. “Non ci limitiamo a parlare, agiamo”, dicono da Fidesz. Tanto che già martedì, riferiscono sempre dal partito di governo, il ministro degli esteri di Budapest Péter Szijjártó ha avuto contatti con l’omologo russo Sergej Lavrov.

A confermare che l’agenda del premier magiaro è occupata da appuntamenti di primo piano ci sono anche alcune consuetudini europee che, in questo caso, non sono state rispettate. La prassi vuole che la Commissione Ue viaggi nella capitale del Paese presidente di turno nei primissimi giorni del semestre. Nel caso dell’Ungheria, che ha preso l’incarico il 1 luglio, ciò non è avvenuto e la visita dei commissari è attesa per dopo l’estate. Kovacs ha parlato di “semplici problemi di agenda” senza fornire ulteriori informazioni. E non è un caso che il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, abbia reagito immediatamente scrivendo dal suo profilo X che “la presidenza di turno dell’Ue non ha il mandato di impegnarsi con la Russia per conto dell’Ue. Il Consiglio europeo è chiaro: la Russia è l’aggressore, l’Ucraina è la vittima. Nessuna discussione sull’Ucraina può aver luogo senza l’Ucraina”.

Ma Zelensky sul tema è stato interpellato eccome. Non è chiaro come siano stati affrontati i punti del colloquio sul conflitto tra lui e Orbán nel corso della visita del 2 luglio. Ciò che è stato reso pubblico è che da parte ungherese è arrivata una proposta con un piano di pace che, però, ha ricevuto la risposta fredda di Kiev che ha ribadito la posizione ucraina: “Vogliamo una pace giusta“. E questa non combacia, al momento, con le proposte avanzate da Mosca, ritenute una provocazione, mentre il governo Zelensky si è concentrato sulla conferenza in Svizzera, alla quale non hanno però preso parte né la Russia né la Cina. Quello di Orbán è un primo passo ma, come precisato anche da Mosca nei giorni scorsi, non c’è da crearsi troppe aspettative. Il premier magiaro punta a ritagliarsi un ruolo di primo piano nella nuova Ue e questo passa anche da come riuscirà a giocare la partita ucraina nei prossimi sei mesi. Ciò che è certo, e lo confermano le parole di Michel, è che troverà molti avversari sul proprio percorso.

X: @GianniRosini

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