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Donatella Di Pietrantonio vince il Premio Strega: “La mia voce in difesa dei diritti per cui una generazione di donne ha lottato”

Di Pietrantonio è nata in un piccolo paese dell’Abruzzo, ha 62 anni ed è dentista pediatra a Penne. È al suo quinto romanzo in 13 anni

di Davide Turrini
Donatella Di Pietrantonio vince il Premio Strega: “La mia voce in difesa dei diritti per cui una generazione di donne ha lottato”

L’età fragile di Donatella Di Pietrantonio (Einaudi) ha vinto il Premio Strega 2024. Al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, insomma, è andato tutto secondo previsioni. La 62enne scrittrice abruzzese, al suo quinto romanzo in tredici anni, centra l’obiettivo massimo dell’editoria italiana guadagnando 189 voti. Secondo con 143 voti, questo sì a sorpresa, è Dario Voltolini con Invernale (La Nave di Teseo), il romanzo probabilmente più ispirato dell’insolita sestina. Terza Chiara Valerio con il suo “giallo” Sellerio, Chi dice e chi tace, che registra 138 voti. A seguire Raffaella Romagnolo con Aggiustare l’universo (Mondadori, 83), poi Paolo Di Paolo con Romanzo senza umani (Feltrinelli, 66) e infine con una manciata di preferenze – 25 – Tommaso Giartosio con Autobiogrammatica (minimum fax). Di Pietrantonio succede quindi alla defunta Ada D’Adamo che vinse l’anno scorso con Come d’aria (Elliot) ed è la terza donna a vincere lo Strega negli ultimi sette anni, la sesta negli ultimi venticinque. Per Einaudi, invece, si tratta del sedicesimo Strega della sua storia, il quinto negli ultimi dieci anni, che lo avvicina ancora un gradino in più a Mondadori a quota 23 Strega, ma oramai a secco da 13 anni quando vinse Alessandro Piperno con Inseparabili: Il fuoco amico dei ricordi.

Di Pietrantonio ha festeggiato in diretta la vittoria mandando giù un sorso del liquore che dà il nome al premio (“non ho mai bevuto in vita mia” – presumiamo alcolici ndr) e promettendo che userà la sua voce “in difesa dei diritti per cui una generazione di donne ha lottato” e che “oggi trovo non più scontati”. L’età fragile è un libro totalmente al femminile, con un tenace ed erculeo punto di osservazione verso un sinistro e oscuro mondo maschile. Nel romanzo vincitore si narra il travagliato rapporto tra una madre borghese, ma originaria di un paese montanaro dell’Abruzzo, e la giovane figlia che cerca un futuro a Milano. Al Nord la ragazza subirà un’aggressione che la segnerà nella mente e ne bloccherà quiete e fiducia verso il prossimo (maschile). Intanto la madre ripensa e racconta il brutale omicidio di due ragazzine avvenuto trent’anni prima tra le terre di montagna abitate da pecorai e dell’amica carissima che dalla violenza del bruto straniero si salvò fingendosi morta e poi scappando nel buio. Il pluriomicidio a cui si rifà la trama dell’Età fragile è un fatto di cronaca sconvolgente che sembra come un po’ dimenticato da tutto il carrozzone della nera in tv. Si tratta del delitto del Morrone, avvenuto nel parco della Maiella il 20 agosto del 1997, quando un pastore macedone sequestrò, violentò e uccise due giovanissime escursioniste venete, mentre una terza si salvò proprio fingendosi morta e fuggendo.

Preceduta dalla polemicuccia sugli stilisti celebri che hanno vestito gli scrittori finalisti (non ce ne siamo accorti), la serata tv di nemmeno un’ora è filata via in un amen, grazie all’oramai rodato umorismo della conduttrice Geppi Cucciari, quest’anno affiancata da Pino Strabioli, in funzione abat-jour. Tante le invenzioni divertenti della comica sarda. Da sbellicarsi la nuova rapida rubrica, una puntata per ogni finalista, intitolata “Endorsement di un certo livello” dove grazie all’Intelligenza Artificiale abbiamo sentito parlare e visto succedersi: Umberto Eco per la Di Pietrantonio (“di fragile gli scrittori hanno il conto in banca (…) lei è saggia perché ha tenuto un secondo lavoro, la dentista, lavoro che consiglio a tutti gli scrittori in gara”); Italo Calvino per Giartosio – spilla con bandiera palestinese sul bavero per lui (“anch’io mi sono sbattuto per un neologismo nel titolo come Cosmicomiche, ma poi ha vinto Moravia, torno a vedere Italia Svizzera”); Ungaretti per la Romagnolo (“ho scritto poesie corte per non essere odiato dagli studenti e ho ottenuto soddisfazioni dai diritti d’autore”); Greta Thunberg per Voltolini con uno slang under 20 (“non serve un mappazzone per flashare lo Strega”, riferendosi alle poche pagina del romanzo). Cucciari ha poi gestito con rara maestria e intoccabile ritmo tutti i botta e risposta con gli ospiti in sala. Esilarante quello con il deputato di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura di Montecitorio, che ha come sostituito l’assente ministro Sangiuliano, reduce dalla gaffe del 2023 quando senza pensarci mostrò di non aver letto alcun romanzo finalista, dichiarando che i libri in finale erano interessanti e che li avrebbe letti. Cucciari si è quindi rivolta a Mollicone con un semplice: “Dica quello che vuole. Una cosa a piacere. I confini dell’Umbria”. Mollicone ha sorriso e poi ha chiamato un “applauso alla Strega” (al femminile, quindi a Geppi?).

Di Pietrantonio è nata in un piccolo paese dell’Abruzzo, ha 62 anni ed è dentista pediatra a Penne. È al suo quinto romanzo in 13 anni. Scoperta da Elliott (Mia madre è un fiume), nel 2020 è arrivata seconda alla finale dello Strega con Borgo Sud.

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