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Francia al voto, vigilia violenta: 51 aggressioni fisiche. E si allunga l’ombra del Cremlino

Il Cnrs denuncia in un rapporto le ingerenze russe sulle elezioni: "C'è una convergenza di interessi tra il regime di Putin e l'estrema destra"

Il ministero francese dell’Interno ha contato 51 aggressioni fisiche “talvolta molto gravi” contro candidati o militanti negli ultimi giorni. Un numero “molto elevato” se si considera che la campagna per le Legislative lampo in Francia è durata appena qualche giorno. A suo modo il ministro Gérald Darmanin ci ha ironizzato su: “Le aggressioni verbali neanche le contiamo”, ha detto stamattina su BFM TV.

Ecco il clima in cui i francesi si preparano a votare domenica per il ballottaggio delle Legislative anticipate volute da Emmanuel Macron dopo la sconfitta alle Europee. Si temono disordini sin da domenica sera e poi da lunedì, quando i risultati del voto saranno definitivi, soprattutto in caso di vittoria del Rassemblement National, che parte favorito dopo il 33% raccolto al primo turno del 30 giugno. La Francia allora si blinda e schiera trentamila poliziotti, di cui cinquemila a Parigi e nella sua regione, proprio come quando esplodono le rivolte urbane. L’episodio più eclatante e di cui si è parlato di più è stato quello di cui è rimasta vittima Prisca Thevenot, portavoce del governo, di origini mauriziane, candidata per Ensemble, che è stata aggredita da una quindicina di individui mentre attaccava manifesti con alcuni militanti a Meudon. Thevenot non è rimasta ferita, ma uno dei militanti che era con lei ha avuto la mascella fratturata da un colpo di monopattino elettrico. Quattro persone sono state fermate, di cui tre minorenni.

Gérald Darmanin, a sua volta candidato al ballottaggio nel Nord, dice che la “violenza si sta scatenando”. A La Tronche, vicino a Grenoble, un militante di 77 anni è stato colpito al viso mentre puliva i manifesti di campagna di Olivier Véran, ex ministro del campo macronista, che erano stati imbrattati. Secondo il sito di informazione InfoMigrants, nel Nord, tra Calais e Dunkerque, le associazioni come Salam denunciano l’aumento degli atti anti-migranti: alcuni giorni fa, un liquido blu è uscito dal rubinetto di acqua potabile del campo di Loon-Plage.

Ad Avignone, una boulangerie è stata data alle fiamme e qualcuno ha scritto sui muri “nègre dégage” contro l’apprendista di 17 anni originario della Costa d’Avorio che lavorava lì. In un articolo del 3 luglio, il giornale online Mediapart ha pubblicato una lista di aggressioni razziste “non esaustiva ma senza precedenti”.

L’Ordine degli avvocati ha denunciato un sito di estrema destra, Réseau libre, che ha stilato una lista di legali da “eliminare” dopo che una lettera contro il RN era stata pubblicata su Marianne. Oltre agli episodi di violenza, più visibili e che preoccupano i francesi (il 61% teme “manifestazioni violente” dopo il voto, secondo un sondaggio CSA realizzato per il Journal du Dimanche, settimanale ultra conservatore che appartiene al miliardario di estrema destra Vincent Bolloré) un altro fattore, più strisciante e meno visibile, sta destabilizzando la campagna elettorale in Francia: l’ingerenza russa. Un report del CNRS, il CNR francese, denuncia le campagne di disinformazione portate avanti da Mosca sulle piattaforme social: per il Cremlino “si tratta di favorire, con tutti i mezzi possibili, ufficiali e segreti, l’ascesa al potere dei partiti antisistema che sarebbero favorevoli al suo regime” e “indebolire il Fronte repubblicano”, ha spiegato a France Info David Chavalarias, direttore del Centre d’analyse et de Mathématique Sociales.

Gli strumenti utilizzati sono diversi: creazione di falsi profili social per diffondere fake news sui partiti ostili al Cremlino e diffusione di falsi clip pubblicitari (tra cui per esempio il falso annuncio di mobilitazione di 200 mila francesi sul fronte ucraino denunciato a marzo dal ministero della Difesa ma anche azioni “fisiche”, come le stelle di David comparse muri di Parigi nell’ottobre 2023 e le “mani rosse” sul Memoriale della Shoah a maggio, che secondo le inchieste giudiziarie sono state commissionate da Mosca. L’obiettivo della Russia, si legge sul rapporto, pubblicato il 30 giugno, è di “destrutturare la società francese in modo sistemico per provocare una transizione verso una società chiusa o una democrazia illiberale”.

Lo studio identifica poi una “convergenza di interessi tra il regime di Putin l’estrema destra francese”. Il RN, notoriamente vicino al Cremlino (come era emerso anche in un rapporto della Commissione d’inchiesta parlamentare sulle ingerenze straniere è visto da Mosca come un “sostenitore dei valori antirepubblicani”. In appoggio a Marine Le Pen e al suo pupillo Jordan Bardella, che aspira a diventare premier, è arrivato persino un messaggio su X del ministero degli Esteri russo: “Il popolo francese – vi è scritto – chiede una politica estera sovrana che serva i suoi interessi nazionali e una rottura con il diktat di Washington e Bruxelles”. “Attenzione – ha reagito l’eurodeputato social democratico Raphaël Glucksmann di Place Publique – il RN è la quinta colonna di Vladimyr Putin che può prendere il potere nel nostro Paese”.

Da parte sua, in diretta su France 2, ieri sera, intervistato alla trasmissione “L’événement”, Bardella ha spiegato senza convincere troppo che la Russia “è una minaccia per la Francia” e che quel tweet di sostegno al RN non è altro che “un tentativo di ingerenza fatta evidentemente per conto di Emmanuel Macron”. Del resto proprio l’estrema destra, secondo la denuncia della ONG europea Al Forensics, sarebbe all’origine di disinformazione e fake news, usando l’intelligenza artificiale per diffondere messaggi anti-migranti e anti-Europa e così influenzare il voto.