È diventata miliardaria solo grazie alla sua musica. Time l’ha eletta persona del 2023. La città di Gelsenkirchen, in Germania, ha temporaneamente cambiato nome in suo onore. I sismografi scambiano per terremoti i fan in delirio ai suoi concerti. Il suo tour in Francia ha eclissato le Olimpiadi in termini di turisti americani disposti ad attraversare l’Oceano. A proposito di concerti: il principe William, Paul McCartney, Cate Blanchett, Tom Cruise e Hugh Grant sono stati fotografati tra il pubblico, e gli U2 le hanno mandato i fiori in camerino. Un suo tweet potrebbe cambiare il corso delle prossime elezioni presidenziali in Usa. Eppure, per molti, Taylor Swift è solo un’altra bionda del pop che scrive canzoni per vendicarsi dei suoi ex famosi.
L’Eras Tour di Taylor Swfit a Milano
Breve riassunto per chi ha vissuto sulla Luna negli ultimi anni – o semplicemente lontano dai social. Nata in Pennsylvania nel 1989, Taylor Swift ha esordito come cantante country coi boccoli biondi e la chitarra. Oggi ha all’attivo dieci album, scritti facendo l’acrobata tra diversi generi musicali: a chi l’accusa di non avere un’identità definita, lei risponde che ha attraversato diverse ere. E infatti ora Taylor Swift gira il mondo con l’Eras Tour, una tournée planetaria in cui canta i suoi più grandi successi per tre ore di fila tra coreografie, duetti a sorpresa e una sfilza di cambi d’abito griffati in cui c’è anche molto Made in Italy: Versace, Roberto Cavalli, Alberta Ferretti.
L’Eras Tour (un tour-de-force non indifferente) è iniziato a marzo 2023 e da mesi sta attraversando i continenti preparandosi a infrangere il record di tournée più redditizia della storia. Sera dopo sera, nazione dopo nazione, Taylor Swift registra puntualmente il tutto esaurito, portandosi dietro legioni di fan pronti a prendere un aereo pur di vederla dal vivo. O di rivederla, dato che molti spettatori americani hanno deciso di fare il bis e di comprare un altro biglietto per ripetere l’esperienza in Europa.
Treni, alberghi e inflazione: l’era della Swifteconomy
Tradotto: alberghi pieni, ristoranti affollati, treni sold out e turisti che pernottano e spendono. Una manna dal cielo per le amministrazioni locali che, specialmente negli Usa, si fanno di tutto pur di fissare una data nella propria città o almeno nel proprio Stato.
Intanto, in Europa, gli economisti studiano l’impatto del passaggio dell’Uragano Taylor. Philip Lane, capo economista della Banca Centrale Europea, ha citato la cantante in relazione a un possibile aumento dell’inflazione. La Swiftinflation – come è stata chiamata – fa lievitare i prezzi delle città toccate dal tour, prese d’assalto dai fan. Mediamente, i prezzi degli hotel sono aumentati del 44%, ma in città come Liverpool, Varsavia e Stoccolma sono quasi raddoppiati.
Il fenomeno si ripeterà con ogni probabilità anche a Milano e un primo indizio arriva dai treni. Secondo Trainline, l’app specializzata in biglietti di treni e pullman, le tratte ferroviarie verso Milano hanno registrato incrementi nel numero di passeggeri rispetto alla settimana precedente al concerto. Non crescono i prezzi, ma i viaggiatori, quasi raddoppiati sulle rotte che collegano Milano con Napoli e Roma.
Viviamo nell’era della Swifteconomy: tutto ciò che la cantante tocca diventa oro. Il suo tour è diventato un docufilm – trasmesso al cinema e disponibile su Disney+ – e perfino il prestigioso Victoria&Albert Museum ha deciso di celebrarla con una mostra di abiti. Gratuita, almeno questa. L’esibizione si chiamerà Taylor Swift: Songbook Trail e sarà visitabile dal 27 luglio fino all’8 settembre.
Come ha fatto Taylor Swift a diventare miliardaria
Che piaccia o meno il suo stile, Taylor Swift è un caso molto interessante nell’industria. Innanzitutto, la sua immensa fortuna deriva esclusivamente dalla musica. Rihanna, per esempio, è anche imprenditrice e guadagna con il marchio Fenty, Selena Gomez ha una linea di bellezza e lavora come attrice; Lady Gaga si divide tra musica, cinema e il marchio Haus Labs. Taylor Swift fa “solo” la cantante.
Non solo: con una mossa abbastanza azzardata, ha deciso di rompere con la prima etichetta discografica e di reincidere i primi album. Il suo contratto originale infatti prevedeva che sarebbe stata proprietaria dei testi e della musica, ma non delle registrazioni. E così lei li ha incisi daccapo con il nome “Taylor’s Version”. Identici, ma suoi: una mossa che i fan hanno supportato (idealmente e economicamente) dimostrando l’attaccamento verso la popstar.
La fanbase di Taylor Swift è tra le più agguerrite e compatte – ma ci arriviamo – tanto da chiudere un occhio anche sulle accuse degli ambientalisti sui jet privati della popstar, sulle emissioni e sull’impatto ambientale che ne deriva. Il rapporto dell’artista con gli Swifties è praticamente una partita a scacchi, o una caccia al tesoro in cui gli indizi sono sparsi nei luoghi più strani: anche il colore del microfono o una paillette scucita anticipano qualcosa.
In più, Taylor Swift è un’artista prolifica: nel bel mezzo del tour mondiale ha scritto un doppio album, The Tortured Poet Department, che forse rappresenta la vetta più alta in termini di scrittura. 31 canzoni fitte di riferimenti letterari e poetici, in cui Swift scomoda Clara Bow, Patti Smith, Aristotele e il mito di Cassandra.
La ricchezza di riferimenti culturali e la capacità di scrittura non sono dettagli da dare per scontati, visto che fino a non molto tempo fa Taylor Swift era considerata un’artista da guilty pleasure, da ascoltare in auto da soli, senza dirlo troppo in giro. C’è una scena della serie tv The Bear che cristallizza questo stereotipo (non facciamo spoiler, ma vi prego, recuperatela) in cui anche il più burbero Maschio Alfa canta a squarciagola Love Story, uno dei primi successi di Taylor Swift, mentre guida.
I gossip, gli amori, le faide
L’immagine di cantante insipida per adolescenti, poi, è stata accuratamente caricata dai gossip sulla vita sentimentale e sulle liti con colleghe e altre star, da Katy Perry a Olivia Rodrigo, fino a Kim Kardashian (a cui non le manda a dire neanche nell’ultimo album). Tutti conoscono l’elenco dei suoi ex, che comprende John Mayer, Harry Styles, Tom Hiddleston. Per non parlare della faida con Kanye West, prima che diventasse il nemico pubblico numero 1.
Taylor Swift ha reagito al gossip facendo ciò che le riesce meglio: ci ha scritto album interi. Le dicono che non riesce a tenerci un fidanzato, e lei si finge mangiatrice di uomini nel brano Blank Space. La accusano di non ballare bene, e lei ci scherza su nel video di Shake It Off. Ha raccontato dei suoi ex, delle sue sconfitte e del trattamento subito dall’industria discografica in canzoni che i fan recitano come il rosario. Ha monetizzato sul proprio cuore spezzato, costruendo un impero sulla fragilità emotiva. Solo lei poteva reincidere un brano allungandolo fino a dieci minuti, All Too Well, per vendicarsi di un ex. Praticamente una telefonata.
Taylor Swift ha cesellato attentamente la sua immagine pubblica, usando con parsimonia i social e raccontandosi attraverso la musica. Non ha mai interpretato né il ruolo della bomba sexy, né quello dell’artista maledetta, bella e fuori controllo. Piuttosto, della ragazzina precoce dell’ultimo banco, che scriveva canzoni in cameretta perché nessuno la invitava alle feste.
L’impero dei cuori spezzati
Nel ruolo della cervellotica ragazza che si rifugia nei libri, che non si sente mai all’altezza e che ha il cuore perennemente spezzato, Taylor Swift è diventata una Santa Protettrice intergenerazionale: la ascoltano le adolescenti innamorate e le trentenni con l’ansia. Anche se il suo pubblico è molto ampio, statisticamente piace più alle donne che agli uomini: forse perché ha condiviso apertamente la sua fragilità (vera? presunta?) facendone un’arma. “I can do it with a broken heart” canta nel suo ultimo album, “Posso farlo col cuore spezzato”. Cosa? Tutto. Anche i miliardi. Per dovere di cronaca: al momento è felicemente fidanzata con Trevis Kelce, stella del football americano, ma scrive e canta ancora benissimo di amori finiti.
Quanto di tutto questo è arte, quanto è calcolo? Quanto è spontaneo, quanto è costruito? Ma soprattutto: fa differenza? Sul suo successo sono nate teorie del complotto di ogni tipo – che sia una strega o una spia della CIA – ma basta guardare i suoi concerti per capire, almeno in parte, le ragioni del successo. I fan si preparano ai live come tifosi di calcio alla finale dei Mondiali. Realizzano da soli gli outfit, cucendoli e dipingendoli. Intrecciano braccialetti dell’amicizia da scambiare con sconosciuti. Imparano i chant da urlare durante le esibizioni, come i cori da stadio. Spendono cifre che sembrano irragionevoli, ma tornando indietro, quanto sareste disposti a spendere per vedere dal vivo i Queen o i Beatles? I critici musicali si strapperanno i capelli, ma la portata del fenomeno Swift e dell’isteria dei fan regge il paragone. Parafrasando il titolo di una sua canzone: who’s afraid of little old me? Chi ha paura della vecchia, cara Taylor Swift? Forse dovremmo.