La visita di Viktor Orbán a Mosca per incontrare Vladimir Putin ha provocato il caos in Europa. Dopo la diffusione della notizia, i leader delle istituzioni hanno attaccato la scelta del premier ungherese, dal 1 luglio presidente di turno dell’Ue, sottolineando che “non ha il mandato per impegnarsi con la Russia per conto dell’Ue”. Lui ha replicato affermando che “non è possibile arrivare alla pace stando comodamente seduti in poltrona a Bruxelles” e a suo sostegno arrivano le dichiarazioni del capo del Cremlino che, però, fanno alzare ulteriormente la tensione sottolineando che la visita del premier magiaro, avvenuta “su sua iniziativa”, non è solo in qualità di leader di un Paese amico, ma anche di rappresentante dell’Ue. E anche lo stesso Orbán, pubblicando la foto del suo arrivo nel Paese di Putin, ha fatto inserire il logo della Presidenza ungherese dell’Ue. Così, la Commissione minaccia ritorsioni: “in dubbio” il tradizionale viaggio di una delegazione del Berlaymont nel Paese che ha la presidenza di turno, come precisato dal portavoce Eric Mamer. La Nato, invece, era informata della visita: “Orban ci ha informato di questa visita a Mosca e mi aspetto che quando sarà a Washington ci sarà modo per discutere di questo viaggio che avviene sulla base di rapporti bilaterali”, ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg precisando comunque che “Orban non rappresenta la Nato in Russia”.

Così, dopo appena quattro giorni dall’inizio della presidenza di turno ungherese dell’Ue, il premier di Budapest ha incontrato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e ora è arrivato anche nella capitale russa per un colloquio con Putin nel tentativo, spiegano da Fidesz, di compiere passi importanti per la pace. E dopo aver risposto alle critiche che gli sono piovute addosso da Bruxelles ha lanciato una frecciata alle scelte prese dall’Europa fino a oggi sul dossier ucraino, esprimendo preoccupazione per il fatto che l’Ue si affidi troppo agli Stati Uniti per promuovere la pace e che gli europei sono sempre più allarmati per l’impatto economico della guerra. Vladimir Putin, dopo aver accolto il premier ungherese, va subito sul tema del conflitto ucraino dicendosi pronto a discutere con lui i “dettagli” delle sue proposte per la pace in Ucraina e spera di “conoscere la vostra posizione, la posizione dei partner europei”. Un riferimento al suo recente discorso al ministero degli Esteri nel corso del quale ha affermato che Mosca è pronta a cessare le ostilità se gli ucraini ritireranno le truppe dalle quattro regioni rivendicate dalla Russia impegnandosi anche a non entrare nella Nato. Proposte considerate provocatorie da Kiev che le ha rimandate al mittente. Non a caso anche l’Ucraina ha voluto prendere le distanze dalla mossa del premier, dato che pochi giorni fa c’è stato un bilaterale tra lui e Zelensky.

A conti fatti, la missione di Orban non ha prodotto alcun risultato, neanche accennato. Al termine del faccia a faccia, Putin ha subito chiarito che, pur trattandosi un incontro “franco e utile”, ha respinto un cessate il fuoco in Ucraina per facilitare l’apertura di negoziati perché la Russia vuole “una piena e definitiva conclusione del conflitto”. Per Mosca, ha ribadito Putin, una delle condizioni per mettere fine al conflitto è il ritiro delle truppe ucraine dalle regioni rivendicate dalla Russia: “Siamo favorevoli a una piena conclusione del conflitto alle condizioni espresse da Mosca, non solo a un cessate il fuoco o a una pausa”, ha sottolineato. Una sostanziale chiusura. Orban, tuttavia, ha detto che “per l’Europa la pace è la cosa più importante” e di ritenere che “il compito principale dei prossimi sei mesi della nostra presidenza” di turno dell’Ue “sia la lotta per la pace”. Lo stesso premier ungherese ha però ammesso che di essersi “reso conto che le posizioni” di Mosca e Kiev “sono molto distanti tra loro” e che “molti passi devono essere fatti per avvicinarsi alla conclusione della guerra”.

Tuttavia, ha concluso, “abbiamo fatto un passo molto importante: abbiamo stabilito un contatto e lavorerò ulteriormente su questa questione”. Per tutta la giornata, le critiche nei suoi confronti non si sono arrestate, arrivando anche dall’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, che insieme agli Stati membri gestisce la diplomazia dell’Unione. La visita, ha spiegato, “si svolge esclusivamente nel quadro delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Russia”, ha messo nero su bianco in una nota. E ha ribadito: “Il primo ministro Orbán non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio dell’Ue per visitare Mosca, la posizione dell’Ue sulla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina si riflette in molte conclusioni del Consiglio europeo. Questa posizione esclude contatti ufficiali tra l’Ue e il presidente Vladimir Putin”.

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, non è entrata nel merito delle prerogative del ruolo di Orbán, ma su X ha comunque voluto sottolineare come, a suo parere, la strategia del dialogo col presidente russo non paghi in questo momento: “Il premier ungherese Viktor Orbán è in visita a Mosca. La pacificazione non fermerà Putin. Solo l’unità e la determinazione apriranno la strada verso una pace globale, giusta e duratura in Ucraina”. Mentre il portavoce Mamer assume una posizione più netta: “Qualunque sia il messaggio inviato dagli ungheresi riguardo al viaggio, tutto sulla sostanza di questo viaggio non è quello giusto. Si tratta di pacificazione, non di pace, e crediamo che ciò mini l’unità e la determinazione che dobbiamo dimostrare affinché questa guerra finisca. Questa visita a Mosca mette seriamente in discussione il tradizionale viaggio della Commissione in Ungheria”.

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