Ci sono tutti i leader del centrosinistra di fronte alla Corte di Cassazione, dove il segretario della Cgil Maurizio Landini ha depositato il quesito referendario, sostenuto da 34 sigle tra partiti, sindacati e associazioni, per l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata, in vista della raccolta firme lanciata dalle opposizioni. Presenti la segretaria Pd Elly Schlein e il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, oltre ad Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni per l’Alleanza Verdi e Sinistra, a Riccardo Magi per +Europa e a Maurizio Acerbo per Rifondazione Comunista. C’è anche Maria Elena Boschi in rappresentanza di Italia viva, mentre non si è fatto vedere nessuno da Azione, il partito di Carlo Calenda. “È una bella giornata, siamo qui a presentare insieme alle forze politiche e sociali un quesito per fermare l’autonomia, che spacca un Paese che ha bisogno di essere ricucito”, dice Schlein. “Il governo non ha messo un euro, questo vuol dire che a loro le diseguaglianze stanno bene così”, attacca, riferendosi all’assenza di fondi per finanziare i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni da garantire in tutta Italia nelle materie su cui le Regioni potranno chiedere maggiore autonomia. “Ci sono tante ragioni per mobilitarsi insieme e siamo felicissimi di farlo con questo largo rassemblement di forze politiche, associazioni, sindacati e società civile”, aggiunge la segretaria dem.
“Con questo referendum stiamo offrendo l’occasione ai cittadini di contrastare lo Spacca Italia“, dice invece Conte. “Lo firmeremo tutti insieme per evitare la condanna a morte della sanità, dell’istruzione e delle infrastrutture, specialmente nelle aree più in difficoltà del Paese. E per evitare che un macigno arrivi sulle imprese del Nord, che rischiano di essere soffocate da venti burocrazie. Non ci fermeranno con calci e pugni, sventoleremo il tricolore dell’Italia e dell’unità”, aggiunge in riferimento all’aggressione subita dal deputato M5s Leonardo Donno mentre tentava di consegnare un tricolore al ministro leghista Roberto Calderoli, padre della legge. L’ex premier parla anche dell’adesione – ufficializzata giovedì – del Movimento al gruppo della sinistra al Parlamento europeo: una scelta, dice, che “ci consente di essere di essere coerenti con i nostri elettori su tre battaglie principali. Una soluzione di pace sul conflitto russo-ucraino, il contrasto a un patto di stabilità che ci porterà in regressione e una transizione ecologica coerente, efficiente e a misura delle imprese”.
Video di Manolo Lanaro
Il quesito depositato in Cassazione è molto semplice: “Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”?”. Per cancellare il provvedimento, quindi, servirebbe rispondere “sì”. Oltre alla strada del referendum di iniziativa popolare, c’è quella che passa per i Consigli regionali: con cinque richieste, la raccolta firme non sarebbe più necessaria. Per questo le Regioni a guida centrosinistra si stanno attivando per arrivare all’ok in pochi giorni, prima delle dimissioni del governatore Stefano Bonaccini (attese tra l’11 o il 12 luglio), neoeletto parlamentare europeo. Senza l’Emilia-Romagna, infatti, le Regioni “rosse” resterebbero solo Sardegna, Toscana, Puglia e Campania, una in meno di quelle necessarie per chiedere la consultazione.