di Marco Marangio
C’è un sottile codice di algoritmo che accomuna la campagna elettorale delle Europee e il G7: tanti follower non fanno tanti elettori.
Per quanto tutti i leader abbiano ormai una forte base di seguaci, da Meta fino ad X, la “community” più forte di tutte ha ben altro da raccontare. Se il partito degli astenuti avesse una pagina Facebook o un profilo Instagram, farebbe il pieno di follower battendo di gran lunga i già navigati Conte, Salvini e Meloni.
Tutto questo ha costretto i leader a prendere decisioni che, con le dovute distinzioni, nascondono degli aspetti in comune.
Anzitutto, hanno avviato delle campagne di advertising con budget consistenti. Ad esempio, è ormai noto che Meloni abbia speso ben 200mila euro su Meta, contro i 46mila euro di Giuseppe Conte.
Il secondo punto in comune è che, nella creazione dei contenuti, tutti i leader abbiano puntato più sul personal branding rispetto alle tematiche vere e proprie. Specialmente chi ha deciso di candidarsi, vedi gli esempi di Elly Schlein e Giorgia Meloni: anche mediaticamente sono risultate gli antipodi per eccellenza.
I leader hanno dovuto fare inoltre i conti con i loro competitor: rispetto alle precedenti elezioni, nelle quali era più semplice emergere con tematiche e contenuti, questa tornata elettorale ha messo agli angoli tutti i protagonisti. Tutti presidiano tutti i canali e tutti discutono sullo stesso tema. Basti pensare che perfino Salvini ha parlato di “pace”, pur di diversificare se stesso.
Al netto di tutto, il numero dei follower non è stato direttamente proporzionale al risultato elettorale. L’ennesima conferma, questa, di quanto il cortocircuito fra mondo reale e mondo virtuale sia sempre più accentuato.
La “community” degli astenuti ha fatto emergere limiti e criticità anche della comunicazione online, ormai sempre più egoriferita. Prova ne è il recente G7 tenutosi a Borgo Egnazia: i contenuti rilanciati sui social non riguardano i temi affrontati ma i leader. Da Biden fino a Meloni, la loro presenza virtuale si è consumata fra gaffe e siparietti. Perché purtroppo, ciò che resta del mondo politico mediatico è il meme di Giorgia Meloni che ride con Rishi Sunak.