Alex Pompa avrà un nuovo processo d’appello. È questa la decisione della Cassazione sul ricorso presentato dai legali del ragazzo che nell’aprile del 2020 uccise a coltellate il padre a Collegno, in provincia di Torino, al culmine dell’ennesima lite familiare per difendere la madre. Assolto in primo grado per legittima difesa, Alex, che ora porta il cognome della madre, Cotoia, era stato condannato il 13 dicembre dello scorso anno a 6 anni e due mesi dalla Corte di Assise di Appello di Torino. I supremi giudici, accogliendo la richiesta della procura generale della Cassazione, hanno annullato con rinvio la sentenza impugnata disponendo un appello bis.

“È evidente la necessità di una motivazione rafforzata davanti a un ribaltamento così evidente rispetto alla prima pronuncia”, aveva sottolineato il sostituto procuratore generale della Cassazione Marco Dall’Olio nella requisitoria. La motivazione della pronuncia di Appello “deve essere massimamente rafforzata: il primo giudice assume come attendibili le testimonianze della madre e del fratello di Alex mentre i giudici d’appello con la sentenza hanno disposto l’invio degli atti in procura per falsa testimonianza”, aveva aggiunto Dall’Olio. “Partendo dal presupposto che si è trattato di un giorno di ordinaria violenza nella sentenza di Appello non è dato comprendere cosa abbia scatenato la condotta di Alex”, aveva aggiunto ancora.

Soddisfatto anche l’avvocato Claudio Strata, difensore del ragazzo: “La requisitoria del procuratore generale ci aveva dato molte speranze. Ha parlato giustamente di motivazione della sentenza d’appello molto povera, che non aveva preso in considerazione la stragrande maggioranza degli elementi probatori di carattere oggettivo. Questo era il punto su cui anche noi facevamo molto affidamento. Noi restiamo convinti che la sentenza di primo grado fosse corretta e che quella di secondo grado fosse partita da una posizione di estremo rigore se non addirittura da una posizione preconcetta”.

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