Non si ferma l’onda dei licenziamenti che sta investendo i dipendenti statali nell’Argentina del presidente Javier Milei. Solo alla fine del mese di giugno sono stati 2.300 i lavoratori di ministeri e pubbliche amministrazioni cui non è stato rinnovato il contratto di lavoro. I licenziamenti si aggiungono a quelli avvenuti negli scorsi mesi di marzo e dicembre che avevano colpito almeno 20mila persone, e riducono ulteriormente i programmi di assistenza per la popolazione vulnerabile, la lotta contro la violenza di genere e le politiche sulla memoria e riparazione per le vittime della dittatura militare. Secondo il governo si tratta di tagli in settori non necessari. Per i sindacati l’esecutivo sta smantellando enti che si occupano di interventi sociali fondamentali, le cui attività rischiano di essere definitivamente bloccate dalla mancanza di fondi e di personale.
Stando a una nota stampa del sindacato nazionale dei dipendenti statali (Ate) che fornisce i numeri aggiornati sull’ajuste dell’esecutivo, i lavoratori hanno ricevuto un messaggio via email o su whatsapp con il quale è stato comunicato il mancato rinnovo del contratto di lavoro. In Argentina la maggior parte dei dipendenti pubblici è assunta con contratti a durata annuale ma il governo di Milei ha ridotto il rinnovo a una cadenza trimestrale. Oggi la cessazione del rapporto di lavoro esclude il diritto a ricevere un sussidio o un’indennità. Secondo gli ultimi dati ufficiali, nel primo trimestre dell’anno la disoccupazione è aumentata di due punti, raggiungendo il 7,7%, e sta continuando a salire.
Le aree più colpite dagli ultimi tagli sono quelle legate ai diritti umani e alla tutela della popolazione vulnerabile, come l’ex ministero delle Donne, Genere e Diversità e l’ex ministero per lo Sviluppo sociale, i due enti che supportano le fasce della popolazione in condizione di difficoltà economica. “Questi licenziamenti comportano una perdita di diritti per tutti. Le attività nella pubblica amministrazione sono legate ai diritti sociali, economici e culturali che lo Stato deve garantire attraverso le sue politiche”, ha affermato Rodolfo Aguiar, il segretario generale di Ate. “Stiamo assistendo a un piano sistematico per distruggere lo Stato. I nuovi desaparecidos sono i lavoratori licenziati e le loro famiglie”.
L’ex ministero delle Donne, Genere e Diversità, istituto promotore dei programmi di prevenzione e contrasto alla violenza di genere, era già stato smantellato a dicembre 2023, quando Milei lo aveva ridotto a un sottosegretariato controllato dal ministero del Capitale umano. A giugno la motosega del presidente ultraliberista ha colpito l’85% delle sue lavoratrici cui è stato notificato il mancato rinnovo dei contratti. In un comunicato stampa le dipendenti hanno affermato che “da quando l’Argentina è tornata alla democrazia, il governo di Milei è il primo a non avere un ente specifico dedicato al genere e alla diversità, violando così gli obblighi internazionali sulla tutela dei diritti umani”. Alcuni programmi sono stati cancellati, mentre altri sono stati ridotti al minimo. Tra queste, la linea telefonica 144, che fornisce assistenza alle vittime di violenza 24 ore su 24 ogni giorno della settimana, e il programma “Acompañar”, che offre sostegno economico e psicologico per consentire alle donne indigenti di lasciare l’abitazione che condividevano con la persona che abusava di loro. “Non abbiamo certezza che i programmi continueranno. Sono rimaste solo due dipendenti a lavorare alla linea telefonica 144”, ha denunciato Nani Smith, delegata Ate.
È stata licenziata anche una parte dei lavoratori dell’Archivo Nacional de la Memoria (Anm) che conserva la documentazione prodotta dalla Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas (Conadep), l’ente creato dall’ex presidente Raúl Alfonsín per indagare sulle persone scomparse durante la dittatura militare e sulle violazioni dei diritti umani commessi dal regime. L’archivio fa parte della Segreteria dei diritti umani che gestisce quattro luoghi nella capitale Buenos Aires (Automotores Orletti, Olimpo, Viceré Cevallos e Atlético) oltre al Faro di Mar del Plata e alla Escuelita di Famaillá. In questi spazi, diventati luoghi di tortura durante la dittatura militare, si portano avanti politiche di memoria e riparazione e rischiano di rimanere senza personale. A essere colpita dai tagli sarà anche la ex-ESMA nella capitale, centro clandestino di detenzione e sterminio oggi patrimonio Unesco. Stanno subendo lo stesso destino anche l’Istituto nazionale di tecnologia industriale (Inti), l’organismo che gestisce i parchi nazionali e l’Istituto Nazionale del Cinema e delle Arti Audiovisive (INCAA) che si occupa di promuovere la produzione audiovisiva argentina.
Nell’ex ministero dello Sviluppo sociale, ridotto a un sottosegretariato, sono state licenziate 300 persone responsabili dei programmi legati ai territori, cioè le attività finalizzate ad avvicinare allo Stato la popolazione delle aree rurali del Paese e delle periferie. Un accompagnamento che, per esempio, supporta i cittadini a completare le formalità per ottenere certificati o indennità, avere accesso ai programmi contro la violenza di genere o di sostegno al reddito familiare. “Stiamo vivendo una situazione molto critica cui si aggiunge la paralisi totale delle politiche pubbliche”, afferma in una nota Ate. “Le persone più vulnerabili sono ormai abbandonate a loro stesse”.