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Gaza, nuovo ok di Hamas al piano Biden per una tregua di sei settimane: “Ma vogliamo garanzie scritte sulla fine della guerra”

Hamas ha dato un primo via libera al piano elaborato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden per il cessate il fuoco di sei settimane nella Striscia di Gaza in cambio della liberazione di numerosi ostaggi, tra cui donne, anziani e feriti, in cambio di centinaia di detenuti palestinesi. Lo scrive il Times of Israel citando due fonti, entrambe anonime, secondo cui il movimento islamico palestinese vorrebbe “garanzie scritte sulla carta” sull’avvio dei negoziati per la fine del conflitto durante la tregua. Si tratta comunque di un cambio di prospettiva rispetto a quando Hamas chiedeva, come condizione per il rilascio degli ostaggi, la fine immediata della guerra e il ritiro di tutte le truppe israeliane dalla Striscia. Un rappresentante del gruppo ha dichiarato all’Associated Press che l’ok è arrivato dopo aver ricevuto “impegni e garanzie verbali” dai mediatori che il conflitto non sarà ripreso e i negoziati andranno avanti fino all’accordo di pace. Intanto il team negoziale israeliano è tornato in patria dal Qatar, dove si stanno svolgendo i colloqui, dopo l’incontro con i mediatori.

Il via libera alla proposta è stato comunicato da Hamas a Hezbollah durante l’incontro, avvenuto venerdì, tra una delegazione della fazione islamica, guidata dal dirigente Khalil Al-Hayya, e Hassan Nasrallah, leader della milizia libanese. Se il compromesso passasse, si arriverebbe alla prima tregua nei combattimenti dal novembre scorso e si aprirebbe la strada ai colloqui di pace. Ma l’accordo non è affatto garantito: basta pensare che era già stato dato per chiuso all’inizio di giugno, sempre in seguito all’ok dei governanti di Gaza, salvo poi saltare. In base al piano Biden, durante il cessate il fuoco, le forze di Tel Aviv si ritirerebbero dalle aree densamente popolate della Striscia e consentirebbero il ritorno degli sfollati alle loro case nel nord dell’enclave: a quel punto si aprirebbe la seconda fase, in cui Hamas, Israele e i mediatori potrebbero negoziare i termini di un accordo che porti al rilascio degli ostaggi maschi rimasti prigionieri a Gaza, sia civili sia soldati. In cambio, Israele libererebbe altri detenuti palestinesi. A sbloccare l’impasse è stata una nuova formulazione della disciplina del passaggio tra la prima e la seconda fase, che chiede il raggiungimento di una “calma sostenibile” nella Striscia: Hamas infatti vuole evitare che la guerra riprenda prima dell’avvio dei negoziati, mentre il governo di Benjamin Netanyahu vuole le mani libere. La mediazione sembra accontentare le parti.