Soltanto il Signore onnipotente potrebbe convincermi a mollare la corsa”. In un’intervista di 23 minuti con George Stephanopoulos di Abc News, Joe Biden ha negato che le sue facoltà fisiche e mentali siano in declino. Ha rivendicato con forza i risultati della sua presidenza. “Non lascerò che un dibattito di novanta minuti cancelli quanto fatto in tre anni e mezzo”, ha spiegato, aggiungendo di essere convinto di poter battere “un bugiardo patologico” come Donald Trump. “Non mi candiderei, se non fossi certo di essere il candidato più qualificato”, ha detto. Poco prima che l’intervista venisse registrata, Biden era apparso a un breve evento elettorale in Wisconsin dove, leggendo da un gobbo elettronico, aveva affermato: “Stanno cercando di escludermi dalla corsa elettorale. Non ci riusciranno”. La giornata, nell’insieme, è servita a capire tre cose. La prima. Biden non ha nessuna intenzione di fare il passo indietro che molti gli chiedono. La seconda. Dubbi e richieste di ritiro continueranno nei prossimi giorni. La terza. Nella pervicace affermazione che va tutto bene, che nessuno, se non la stampa, gli sta chiedendo di mollare, che i sondaggi sono errati, Biden appare ormai prigioniero di un mondo parallelo, di una rimozione del dato di realtà che potrebbe però presentarsi, inesorabile, la sera del 5 novembre.

L’intervista con Abc era stata organizzata dalla campagna democratica per fugare i dubbi sulle sue condizioni fisiche e mentali, sorti dopo la disastrosa prova nel dibattito con Trump e alimentati da una serie di uscite infelici di questi giorni (tra le ultime, l’affermazione sul suo orgoglio per “essere la prima donna nera che ha servito per un presidente nero, Barack Obama”). Va detto che, nell’intervista a Abc, Biden non ha fatto gaffe clamorose, non si è mostrato distante e confuso, non si è dilungato in risposte sconclusionate. Certo, la voce è sempre bassa e roca. Il fiato non sostiene tutta la frase, che si perde in un rantolio talvolta incomprensibile. E il volto è fissato in una smorfia di continua sorpresa. Rispondendo alle domande di Stephanopoulos, che ha condotto un’intervista gentile ma comunque aggressiva, Biden non ha però fatto errori clamorosi. Anzi, rispetto al confronto con Trump, è apparso molto più deciso nel rivendicare i risultati della sua amministrazione: dalla creazione di milioni di posti di lavoro alla discesa dell’inflazione al rafforzamento della Nato allo stop alle ambizioni autoritarie di Vladimir Putin. “È quella la prova delle mie facoltà mentali”, ha spiegato.

Tutta la prima parte dell’intervista è stata dedicata a spiegare le ragioni della debacle con Trump. “È stato un episodio spiacevole, non il segnale di qualcosa di più grave”, ha detto Biden, che ha raccontato di essere arrivato al dibattito “esausto, senza aver ascoltato il mio istinto in termini di preparazione, senza aver dormito la notte precedente”. “Ho avuto un bruttissimo raffreddore”, ha affermato, tanto che il suo dottore lo ha anche sottoposto a un test sul Covid. A peggiorare la situazione, a lasciarlo incredulo e senza argomenti, sarebbe poi venuto il fiume di menzogne sparate da Trump. “Ma non biasimo nessuno, è solo colpa mia”, ha sottolineato più volte Biden. A Stephanopoulos, che gli ha fatto notare che la sua prova al dibattito è stata comunque pessima sin dalla prima risposta, quando Trump non aveva ancora scatenato il suo diluvio di menzogne, Biden ha risposto seccato: “È stata solo una cattiva serata”. La riconsiderazione di quella serata è comunque servita a Biden per negare con forza l’idea che le sue facoltà siano in declino. “Sei onesto con te stesso quando dici di avere le capacità fisiche e mentali per servire altri quattro anni?” gli ha chiesto Stephanopoulos. “Sì, l’ultima cosa che voglio è non essere i all’altezza del compito”, ha risposto Biden. “Negli ultimi mesi lapsus e vuoti di memoria non sono diventati più frequenti?” ha incalzato l’anchorman. “Non sono in grado di correre i cento metri, ma sono ancora in buone condizioni fisiche”, ha replicato Biden, che ha comunque ammesso di non essersi in questi anni sottoposta a un test neurologico.

Che Biden negasse il suo declino era largamente atteso. La parte probabilmente più interessante dell’intervista è stata quindi un’altra, in particolare quella in cui ha levato un muro di dinieghi rispetto alle sue difficoltà. A Stephanopolous, che gli faceva notare “le testimonianze di insoddisfazione tra i democratici”, Biden ha risposto che quelle voci le vede “solo sulla stampa”, e che tutti – dai leader del partito Chuck Schumer, Hakeem Jeffries, Nancy Pelosi, fino all’enorme popolo democratico che si raccoglie ai suoi comizi – vogliono che resti al suo posto. Quando l’intervistatore gli ha fatto notare che non c’è mai stato un presidente che è riuscito a farsi rieleggere con un indice di popolarità al 36%, quella di cui gode ora Biden, la risposta è stata: “Non sono quello che dicono i nostri sondaggi”. Biden ha spiegato che i numeri in circolazione sono errati, che non è vero che stia perdendo rispetto a Trump sia nel voto popolare sia in quello degli swing States, gli Stati in bilico. “La stampa mi dava per finito nel 2020 e ancora nel 2022, quando parlavano di un’onda repubblicana alle elezioni di midterm. Non è successo. Ho avuto ragione io”, ha rivendicato il presidente. A Stephanopolous, che gli ha fatto notare che la sua ostinazione nel non fare un passo indietro potrebbe essere vista come una forma di egoismo simile a quella di Trump, Biden ha risposto: “Suvvia, non penso che la gente che lo pensa sappia davvero quello che dice”.

Questa è stata la parte più interessante perché ha appunto mostrato che Biden non vede, o almeno dice di non vedere, la frustrazione e lo scoramento di settori sempre più larghi dei democratici (ieri un quarto deputato, Mike Quigley dell’Illinois, ha chiesto il suo ritiro, mentre si allarga di giorno in giorno il numero dei grandi finanziatori che chiede il passo indietro). Biden non sembra accorgersi che la sua campagna sta desolatamente affondando, che lo svantaggio su Trump si allarga, che la possibilità di una sconfitta a novembre è ormai concreta. Quello che Biden insomma non vede, protetto dal muro soffocante della famiglia e dei collaboratori, è la realtà. L’intervista di ieri gli guadagna probabilmente qualche giorno. La speranza dei suoi è che questi pochi giorni bastino a dissolvere la tempesta. È una speranza che andrà probabilmente delusa. L’apparizione di ieri non fa nulla per sedare le preoccupazioni dei suoi critici. Al contrario, il suo isolamento dalla realtà alimenta i timori. Lo ha detto bene David Axelrod, ex stratega di Barack Obama, oggi analista di Cnn: “Biden è pericolosamente non in grado di comprendere le preoccupazioni sulle sue capacità di andare avanti”.

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