“Quando il ministro dice che la giustizia è malata, io quasi quasi penso a dargli ragione, perché quando entro nel mio ufficio e non ho stampanti, non ho computer, sono difficoltà quotidiane. E parlo della Corte di Cassazione, quindi di uno degli uffici centrali: pensate agli uffici periferici, in cui ci sono difficoltà enormi da superare ogni giorno per poter fare il proprio lavoro. Allora io dico che se di malattia si deve parlare – sono le parole del ministro, io non userei questo linguaggio che evoca sfiducia – beh, questa è una malattia che ha come causa il ministero della Giustizia”. Così Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), risponde al Guardasigilli Carlo Nordio, che a SkyTg24 ha parlato di una “giustizia malata da riformare alla radice”.
E lo sfida: “Noi abbiamo bisogno del ministro e del ministero, l’organo preposto ad assicurare alla giustizia i servizi necessari. Ci dia le risorse per poter lavorare bene e meglio, oggi la magistratura si dibatte in carenze strutturali, questo è il dato. Se stiamo avendo risultati buoni, perché lo stesso ministro ce lo riconosce, sono in gran parte frutto del sacrificio dei magistrati più che di uno stanziamento adeguato di risorse”, dice a margine della riunione del Comitato direttivo centrale (il “parlamentino” del sindacato delle toghe) in Cassazione.
Nella sua relazione, Santalucia ha respinto l’accusa di “remare contro” le iniziative del governo in tema di giustizia: “Noi non ci opponiamo alle riforme, ci opponiamo alle riforme sbagliate“, ha chiarito. “Sappiamo che le leggi le fa il Parlamento, per questo ci rivolgiamo al Parlamento in maniera rispettosa. Parlare non significa contrastare le riforme”. Ed è tornato sull’introduzione – con il dl Carceri – del “peculato per distrazione“, nuovo reato creato per colmare almeno in parte il vuoto normativo che si produrrà con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio: “È la prova più evidente che l’abolizione crea delle contraddizioni nel sistema, proprio quello che avevamo denunciato”. Sempre sull’abuso d’ufficio, il segretario dell’Associazione Salvatore Casciaro ha contestato le argomentazioni di Nordio sullo scarso numero di condanne rispetto alle indagini aperte: “Un dato di per sé fuorviante che non tiene conto, tra le altre cose, della parziale abrogazione del reato col decreto semplificazioni del 2020. Simili affermazioni finiscono purtroppo col tradursi solo in un’opera di ingiusta e sommaria denigrazione della magistratura dinanzi all’opinione pubblica”, ha detto.