Più di 10 mila firme in mezza giornata. Appena si è diffusa la notizia che Enac e il ministero dei Trasporti di Matteo Salvini intitoleranno l’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, i Giovani democratici della Lombardia hanno organizzato una petizione su change.org per chiedere alle istituzioni di ripensarci: ben presto l’appello ha superato lo steccato della giovanile del Pd, raggiungendo migliaia di persone al punto da interessare diverse sezioni del partito anche fuori dalla Regione: “Ci piacerebbe che la protesta coinvolgesse anche il Pd nazionale – dice Tiziana Elli, militante Gd di Milano – e magari gli altri partiti di opposizione. Ma noi Giovani democratici in Lombardia siamo ‘solo’ un migliaio, perciò se in poche ore siamo arrivati a questi numeri significa che, al di là dei partiti, c’è forte indignazione tra la gente”.
La petizione è molto chiara. Si rivolge a Giorgia Meloni e Matteo Salvini e descrive l’aeroporto di Malpensa come “porta della Lombardia al mondo”, “crocevia per milioni di viaggiatori”, dunque “orgoglio italiano” che “non può essere intitolato a una figura così divisiva e controversa” come Berlusconi. Secondo i Giovani dem, Malpensa meriterebbe un nome “che incarni valori di onestà. Integrità e servizio alla comunità” ed è chiaro che “Berlusconi non rispecchia quei valori, come dimostrato dalle numerose condanne penali ricevute nel corso degli anni”. L’appello cita la condanna definitiva per frode fiscale, ma richiama anche il caso Ruby e altri guai legali da cui l’ex premier è uscito illeso, ferme restando le responsabilità politiche e morali emerse dalle sentenze e non solo. Oltre a Tiziana Elli, 25 anni, tra i promotori dell’appello c’è Elena Lo Monte, classe 2004: “Berlusconi ha contribuito a sdoganare la criminalità come parte della politica – spiega al Fatto – e il nostro compito è contrastare questa mentalità”.
Da qui la partenza di una specie di flash mob digitale: “Ci siamo sentiti in un gruppo Whatsapp domenica – racconta Elli – e in poche ore abbiamo scritto l’appello, con l’aiuto anche della nostra vice-segretaria regionale Anna Zambon”.
La lotta parte dunque da una generazione nata dentro il berlusconismo, in attesa che anche i “grandi” la facciano propria: “Già quando era in vita, il racconto su Berlusconi non è mai stato oggettivo – è la versione di Lo Monte – ma con la sua morte siamo ben oltre il revisionismo”. Almeno l’aeroporto ne resti fuori.