Alex Marangon non è morto per annegamento. Questo è quanto rilevato dall’autopsia disposta sul cadavere del barman 25enne picchiato a sangue tra le 2 e le 6 del mattino di domenica 30 giugno e trovato esanime sul greto del Piave, in seguito al rituale amazzonico nei pressi dell’abbazia di Vidor, in provincia di Treviso al quale ha partecipato. Infatti, la morte del ragazzo è stata causata principalmente dai colpi al capo e alle costole, e non per l’inalazione di acqua in seguito alla caduta del fiume.
Gli esami autoptici svolti dal medico legale Alberto Furlanetto, nominato dalla Procura di Treviso, e da Antonello Cirnelli, perito della famiglia della vittima, hanno così appreso che al momento di essere gettato nel fiume, Marangon era già morto, o comunque in fin di vita. La procura sta indagando per omicidio volontario a carico di ignoti. Intanto, sono spariti due possibili testimoni chiave: i due “curanderi“, “guaritori sciamanici” che hanno condotto il rituale amazzonico.
La famiglia chiede silenzio – La famiglia di Marangon intanto chiede silenzio, e lo fa attraverso una nota firmata dagli avvocati Nicodemo Gentile, Piero Coluccio e Stefano Tigani, legali della famiglia: “La famiglia Marangon, nostro tramite, chiede un momento di rispetto e comprensione, sia per la difficolta emotiva che caratterizza questo doloroso momento che per rispetto del segreto istruttorio che caratterizza queste delicatissime fasi di indagine. Questo è per Sabrina Luca e Giada il momento di concentrarsi sui preparativi per l’ultimo saluto da dare ad Alex, e se e quando ci sarà necessità di parlare con i media, saranno loro a farsi avanti. I signori Marangon ripongono nella Procura tutta la fiducia di cittadini e confidano nel fatto che la verità sulla morte del loro congiunto sia garantita quanto prima”.