Va bene, c’è la crisi profonda dei locali da ballo, con i mass-media che si esercitano dall’inizio dell’estate nella Spoon River delle discoteche: dove se n’è andato il Kiwi, che a Piumazzo lasciarono morire, dove l’Echoes, a Misano in rovina, dove i figli di Sassuolo partiti per un’altra meta, lontano dall’Oasis… E il Naxos di Torino, che è un supermercato Basco, il Vanilla di Genova una Coop, lo Studio Zeta di Caravaggio un centro commerciale?! Come se non bastasse, l’indifferenza pubblica nei confronti delle compagnie e dei corpi di ballo arriva al punto che persino al più importante spettacolo classico dell’Arena di Verona, con lo schieramento completo delle Autorità del nuovo potere, vanno in scena 50 precari sottopagati.
Eppure, in apparente contraddizione, assistiamo oggi alla straordinaria vitalità del balletto, una disciplina che sopravanza ormai, per qualità e per impatto, gli altri settori dello spettacolo dal vivo. Anche in Italia le rassegne di danza contemporanea fioriscono splendenti più che mai. Nei prossimi giorni ci sono due appuntamenti di peso, e di livello decisamente internazionale, come la Biennale Danza di Venezia e Bolzano Danza.
La manifestazione, che in sudtirolese si chiama TanzBozen, apre il 12 luglio con la prima di ‘Elements’ di Gauthier Dance con la Compagnia del Theaterhaus di Stoccarda, lavoro che segna l’attenzione al tema della natura che sarà proprio del festival. Per il gran finale, il 26 e 27 luglio, arriverà finalmente in Italia ‘Age of Content’ di (La)Horde per il balletto di Marsiglia [nella foto in evidenza], una sorta di festa dell’energia e della giovinezza che ha consacrato questa nuova compagnia. In mezzo ci saranno tanti altri appuntamenti di richiamo, eventi ‘open air’ sotto le Dolomiti, lavori raffinati di autori italiani e di mezzo mondo.
A Venezia, dal 18 luglio al 2 agosto, tiene banco la Biennale sotto la direzione di uno dei più prestigiosi coreografi europei, Wayne McGregor, che chiude il Festival con un nuovo grande spettacolo al Palazzo del Cinema. 80 le rappresentazioni previste nei 17 giorni, con 7 prime mondiali (tra cui i lavori di Cristina Caprioli, artista settuagenaria Leone d’Oro 2024), varie co-produzioni, 2 prime europee e 11 prime italiane, con protagonisti di rilievo in arrivo da tutto il mondo, da Trajal Harrell a Shiko Takatani, da Cheng Tsung-lung a Marisa Zulberti.
Con nomi del genere in calendario, McGregor ha voluto scegliere un titolo inequivocabile per la sua ultima rassegna veneziana, ‘We Humans’. ‘Nonostante ormai ‘disponiamo di molti modi, artificiali e digitali, per comunicare i nostri desideri, le nostre riflessioni, le nostre emozioni e le nostre intenzioni’, spiega McGregor, ‘restiamo ugualmente legati al movimento del corpo e alla danza per attrarre, esplorare e nutrire la connessione autentica, l’intimità’. Ma, oltre alla magia arcana dei corpi in movimento dal vivo, perché la danza contemporanea piace così tanto? Vanno considerati la particolare concentrazione di nuovi talenti, la vitalità oltre l’età adulta dei grandi maestri, le tante proposte che è sempre più riduttivo confinare nel genere balletto e casomai si apparentano all’arte performativa, con la spiccata propensione a rappresentare le istanze ecologiste, d’inclusività e gli altri temi forti del presente.
Rispetto al teatro di parola, poi, c’è il grande vantaggio dei tempi più asciutti (50 minuti in media), dell’assenza di verbosità e dell’impiego più accattivante di musiche, luci ed effetti vari.
Quanto la danza contemporanea sia oggi l’espressione artistica teatrale di maggior richiamo, lo dimostrano anche solo due esempi arrivati dai grandi festival europei che aprono l’estate, Avignone e Wiener Festwochen. Alla rassegna francese ha fatto notizia l’inaugurazione partecipata, con un grande ballo in cerchio, per duecento professionisti e non, ambientata addirittura allo Stadio, e affidata al Tanztheater Wuppertal. Il nuovo direttore della compagnia di Pina Baush, Bruno Charmatz, è stato scelto come ‘invité complice’ del 78mo festival del teatro e ha riproposto anche il suo straordinario e complesso ‘Liberté Cathédrale’.
Le Wienerfestwoche, ribattezzate ‘Libera Repubblica di Vienna’, che si sono chiuse il 23 giugno con un record di presenze, hanno consacrato – secondo i critici del più prestigioso giornale di lingua tedesca, ‘Die Zeit’ – due nuove figure di riferimento del teatro europeo: il regista svizzero Milo Rau (neo-direttore delle stesso festival viennese) e Florentina Holzinger, coreografa e autrice di eventi alquanto controversi, super-impegnati, con un linguaggio dove la nudità assoluta dei corpi danzanti si mescola all’impiego di una tecnica mista con movimenti delle arti marziali, della street-dance, degli stunt-men e del circo.
Holzinger, un’austriaca di 38 anni che si è formata ad Amsterdam, da qualche stagione è di casa al celebre Volksbühne di Berlino, e ora se ne parla anche come candidata alla direzione artistica del teatro stesso: del resto, i suoi spettacoli fanno sempre il pieno, di pubblico e di polemiche. Così va il mondo, e come si danza!