Scuola

La didattica a distanza migliora voti e fiducia negli studenti? Gli studi scientifici dicono altro

di Sara Gandini, epidemiologa, e Francesca Incardona, fisica

La maggior parte dei ragazzi preferisce la propria cameretta, scrivono su Repubblica. Si tratta di un articolo che descrive i risultati di uno studio realizzato da GoStudent, la piattaforma che vende attività tutoring e ripetizioni online, riguardo a come gli studenti vivono lo studio online e la didattica a distanza (Dad), dalla pandemia in avanti. Questo studio riporta dati in controtendenza: sembrerebbe che l’84% degli studenti di età compresa tra 6 e 18 anni si sente più sicuro e meno impacciato durante le lezioni online rispetto a quelle in presenza e il 77% degli intervistati si sente più a proprio agio in un contesto digitale.

Questa ricerca, che ha coinvolto studenti di vari paesi europei, tra cui Italia, Austria, Germania, Francia, Spagna, Svizzera e Regno Unito, sembrerebbe rivelare che la didattica a distanza ha migliorato non solo la fiducia degli studenti nei propri mezzi, ma anche i loro voti scolastici. I bambini della scuola primaria, in particolare, avrebbero mostrato i migliori progressi accademici. Proprio coloro che hanno iniziato le elementari quando c’era la pandemia, i più piccoli, sarebbero quelli che hanno rivelato che da dietro uno schermo sono riusciti ad acquisire maggiore consapevolezza della loro preparazione.

Tutto questo è sbalorditivo perché la letteratura scientifica internazionale di questi anni ha mostrato tutt’altro.

Le evidenze scientifiche sull’impatto della didattica a distanza sui giovani durante la pandemia raccontano di un incremento dei livelli di ansia, stress e solitudine tra gli studenti a causa dell’isolamento sociale e della mancanza di interazione faccia a faccia con insegnanti e compagni di classe. Gli studenti delle scuole superiori e delle università hanno riportato una maggiore sofferenza psicologica rispetto ai bambini delle scuole elementari, probabilmente a causa delle maggiori pressioni accademiche e sociali.

Tuttavia anche i bambini delle scuole elementari hanno mostrato significativi disagi durante la didattica a distanza: molti hanno manifestato ansia e stress legati all’isolamento sociale e alla mancanza di interazione diretta con i compagni e gli insegnanti. I bambini hanno spesso trovato difficile esprimere e gestire le loro emozioni senza il supporto immediato degli insegnanti e dei pari, portando a un aumento di comportamenti regressivi o aggressivi in alcuni casi. In particolare per quanto riguarda la perdita di apprendimento, i bambini delle elementari hanno una capacità di attenzione limitata e trovano difficile rimanere concentrati durante le lezioni online. L’assenza della presenza fisica dell’insegnante ha ridotto il coinvolgimento e l’interattività delle lezioni, elementi cruciali per l’apprendimento a questa età.

Molti bambini hanno registrato lacune significative nelle competenze di base, come la lettura e la matematica. La necessità di un supporto continuo da parte dei genitori per seguire le lezioni online ha creato ulteriori difficoltà. I problemi si sono rivelati maggiori per i bambini che partivano in condizioni svantaggiate.

Per questo abbiamo promosso, nell’ambito del progetto europeo EuCARE (www.eucareresearch.eu) finanziato dall’Unione Europea in Horizon Europe, lo studio Scuole che coinvolge 4 paesi: Italia, Germania, Portogallo e Messico. Avviato nel maggio 2022 in Italia dall’Istituto Europeo di Oncologia e l’università del Salento, lo studio ha coinvolto 26 istituti scolastici a livello internazionale. Gli obiettivi principali sono stati identificare il percorso del contagio da SARS-CoV-2 nelle scuole, valutare l‘efficacia dei metodi di contenimento e misure preventive adottate (come mascherine, distanziamento e aerazione) rispetto alle varianti virali, e studiare l’impatto psicologico delle restrizioni e la conseguente perdita di apprendimento. Un gruppo interdisciplinare di scienziati, inclusi virologi, medici, epidemiologi e statistici, ha collaborato per rispondere a quesiti ancora aperti sulla pandemia.

Nel nostro studio abbiamo mostrato chiaramente che in particolare gli studenti delle scuole secondarie hanno riportato difficoltà totali che aumentavano significativamente in relazione alla durata della Dad. I problemi emotivi aumentavano con l’età, con i ragazzi delle scuole superiori che mostravano i livelli più alti. In generale abbiamo visto che lunghi periodi di Dad, superiore a un mese, erano associati con un aumento di difficoltà psicologiche e i problemi aumentavano con la durata, con le ragazze che hanno sperimentato più difficoltà emotive, mentre l’iperattività era più presente nei ragazzi. In particolare i problemi nelle relazioni tra pari erano più alti nelle scuole primarie e anch’essi erano associati a periodi prolungati di Dad.

Nel Congresso ICAR 2024 abbiamo recentemente mostrato che, confrontando i risultati dei test Invalsi degli studenti italiani prima e dopo la pandemia, si vede un calo significativo nei punteggi di italiano e matematica, soprattutto tra gli alunni delle elementari. Questa perdita di apprendimento è stata più marcata negli studenti con un basso livello socio-economico e tra quelli con genitori meno istruiti, in particolare le madri. La didattica a distanza è stata vissuta male dagli studenti più bravi in matematica, mentre coloro che avevano difficoltà a socializzare hanno mostrato peggiori risultati in italiano.

Il contesto socio-economico ha influenzato non solo le prestazioni scolastiche, ma anche la condizione psicologica degli studenti. Nell’anno scolastico dello studio EuCARE, il 2022/2023, abbiamo infatti osservato che gli studenti provenienti da contesti socio-economici più svantaggiati hanno mostrato maggiori problemi emotivi, di iperattività e difficoltà nelle relazioni con i pari.

È ora di fare i conti seriamente con le nuove generazioni invece di rimuovere il problema narrando le magnifiche sorti e progressive della Dad.