Scuola

La scuola cattolica nega l’iscrizione al 16enne “problematico” bocciato: “È il regolamento”. Ma la madre: “Vogliono liberarsi di lui”

Bocciato e rifiutato dalla scuola cattolica. È quello che è successo a un ragazzo di 16 anni con una diagnosi di disturbo evolutivo dell’autocontrollo, unito a disturbo oppositivo provocatorio aggravato dall’uso di sostanze, iscritto alla classe terza dell’istituto tecnicoBreda” di Sesto San Giovanni (Milano), gestito dai salesiani. A denunciare il caso è stata la madre sul proprio profilo Facebook: “Mio figlio non è stato ammesso al quarto anno della scuola che frequentava, senza alcun preavviso. Gli hanno abbassato tutti i voti e lo hanno respinto. Non solo non è stato promosso, ma gli è stata negata anche la possibilità di rimanere iscritto nella scuola che ha sempre frequentato”.

Formalmente, però – come ammette la stessa mamma del ragazzo – la scuola ha agito in modo inappuntabile: infatti, in base all’articolo 7 del regolamento del “Breda”, adottato anche in altri istituti salesiani, “l’allievo che al termine dell’anno scolastico è classificato non promosso normalmente non è accettato a ripetere la stessa classe nell’istituto. Le eventuali eccezioni, per allievi di diligente impegno e di buona condotta, sono demandate alla direzione, sentito il parere del consiglio di classe”. La signora ha chiesto spiegazioni al coordinatore di classe e al preside, don Luigi Mapelli, sperando che il figlio (che in condotta ha nove in pagella) potesse rientrare nelle “eccezioni”, ma non c’è stato nulla da fare. “Mi hanno risposto citando il regolamento e dicendomi che in classe non c’è più posto. Ma il regolamento è discriminatorio e incostituzionale. Se penso al principio di uguaglianza è stata compiuta una grande ingiustizia. Vogliono togliersi di mezzo un ragazzo difficile ma non hanno il coraggio di dirlo, questa è la verità”.

Contattato dal fatto.it, l’istituto ha risposto con una nota firmata del direttore don Paolo Caiani, che riporta il già citato articolo del regolamento e spiega: “La nostra posizione nel trattare questi casi si articola in pochi e semplici punti. Come istituto accogliamo tutti gli studenti e le loro famiglie che accettano il patto educativo da noi proposto e li accompagniamo nello sviluppo delle proprie potenzialità. Il regolamento è consegnato e firmato dai genitori a inizio anno. A fronte di un cammino che dura più anni, il consiglio di classe si impegna a segnalare le potenzialità e/o le difficoltà dei giovani alla famiglia. Qualora si manifestassero delle evidenti fatiche nel cammino formativo, suggerisce un ri-orientamento scolastico per mettere il giovane nelle condizioni migliori per maturare le sue capacità”. Don Caiani conferma anche l’esistenza delle ragioni logistiche citate dalla mamma del ragazzo: “Gli studenti delle classi seconde che salgono in terza il prossimo anno si sono distribuiti in modo proporzionato completando i corsi di studi. Ciò vuol dire che avremo le classi terze complete”.

La norma adottata a Sesto, spiega il direttore, è una precisa scelta dei salesiani: “In tutte le nostre scuole, pur nella loro autonomia, vengono adottate regole che applicano il principio di proteggere e tutelare il bene superiore dello studente; tali regole comuni costituiscono un patto educativo con tutte le famiglie e tutti gli studenti. Oltre a questo, vengono organizzati colloqui con le singole famiglie per comprendere gli effettivi e specifici bisogni di educazione, istruzione ed assistenza del singolo studente, programmando così il suo cammino e verificando la prosecuzione o meno dei presupposti di idoneità dell’istituto rispetto a tali effettivi e specifici bisogni”. Parole che indispettiscono ancor di più la mamma: “Mi lasciano allibita, perché arrivano da una scuola paritaria cattolica. Dirò di più: in questi anni i salesiani sono stati bravissimi e adeguati con mio figlio, che non è certo un ragazzo facile da gestire. Questa è stata una pugnalata alle spalle che non ci aspettavamo”.