Combattere lo stereotipo machista all’interno dello sport e grazie allo sport. È l’obiettivo che si prefigge Libera, la prima e unica squadra di rugby inclusivo italiana, nata nel 2013 e composta da persone di diverso orientamento sessuale. “Libera non è una squadra gay, è una squadra inclusiva – spiega Nicolò Zito, presidente del Libera Rugby Club, durante un incontro all’Unversità La Sapienza dal titolo Giornalismo sportivo e persone Lgbtqia+ che permette a chiunque di praticare sport senza la paura di essere discriminati“. Nel corso di quest’anno Roma è riuscita a ospitare per la prima volta la Bingham Cup, il torneo internazionale di rugby inclusivo. Così 101 squadre provenienti da tutto il mondo con circa 5mila partecipanti si sono sfidate nei campi della capitale. “La cosa più bella – continua Zito – è stato permettere, nonostante il divieto del World Rugby, alle persone transgender di giocare all’interno delle proprie squadre, secondo il proprio orientamento. Inoltre, siamo riusciti a organizzare un mini torneo composto da sole persone transgender all’interno della Bingham Cup”.
L’intervista è stata realizzata durante il seminario Giornalismo sportivo e persone Lgbtqia+, organizzato all’Interno della Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, da un’idea di Gaynet, e promosso nell’ambito del progetto AGE-IT dell’Ateneo della Capitale, finanziato dall’Unione Europea e che ha visto la collaborazione dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Arcigay, Assist (Associazione Nazionale Atlete), Aics Dip. Lgbti (Associazione Italiana Cultura Sport), Ufficio Outsport di AiCS e della commissione Pari Opportunità AiCS.
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