di Paolo
La notizia secondo la quale si vorrebbe intitolare a Silvio Berlusconi l’aeroporto di Malpensa non mi mi sorprende e ormai credo mi sia abituato a queste trovate folcloristiche all’insegna della formattazione della storia. Anzi, è una sorta di “terraformazione”, con la quale si cerca di rendere un paese abitabile quantomeno per tutti quegli individui simili a colui che è scomparso; del resto quest’ultimo, ha sempre cercato di adattare l’Italia alle sue esigenze, perché non dovrebbero fare altrettanto le sue tante imitazioni.
Ho palesemente errato quando ho previsto, che senza il fondatore, il partito si sarebbe sciolto, poiché tenevo conto solo dell’ultimo miglio, cioè dell’affetto o altro che legava l’elettore al leader. Berlusconi ha saputo inequivocabilmente costruire un’immagine più grande di sé, che gli sopravvivesse e perdurasse nel tempo (complice il conflitto d’interessi). Avevo grandemente sottovalutato la capacità del partito, scaltrezza o meglio assenza di scrupoli, di sfruttare l’immagine del leader, irraggiungibile per ognuno di essi, al punto da candidarne non la memoria, ma la persona, sui manifesti e sulla scheda elettorale.
Esiste un fenomeno detto “pareidolia”, ovvero l’illusione che ci porta a vedere delle forme o dei profili che conosciamo in oggetti di qualsiasi tipo, naturali o artificiali. Il più famoso è il volto su Marte, ma ce ne sono svariati, dal volto della Madonna o Gesù che appaiono sui toast di tutto il mondo. Quando sento parlare di beatificazione di Silvio Berlusconi ed un giorno leggo del francobollo commemorativo a lui dedicato e poi di un intero aeroporto, mi aspetto che una mattina me lo ritrovi sui toast o nelle nuvole. Il problema è che questo non è un fenomeno inconscio della psiche, ma una reale e voluta manovra in senso opposto; ricorda il film Inception, nel quale si cerca di innestare un’idea o meglio un falso ricordo nella testa delle persone.
Concordo, ho lavorato troppo di fino con l’immaginazione ed è incredibile in effetti, soprattutto se il tutto viene da una parte politica che ha sempre avuto un bizzarro rapporto con gli oggetti fisici: dal governatore che rischiava di strozzarsi con una mascherina, al ministro disidratato perché non capisce la meccanica del tappo di bottiglia, al che dico perché non candidare un delfino. La domanda è se esiste un modo per spezzare l’illusione ed io nel mio piccolo, credo di averla trovata anni fa.
Mio padre aveva studiato in un collegio di Milano e ne conservava un buon ricordo, divenne (anni dopo) un berlusconiano; votava Berlusconi e ne aveva una grande simpatia, al punto di credere che tutti i magistrati fossero comunisti, che l’insolito numero di processi fosse la prova di una persecuzione e che gli scandali riguardo le ragazze fossero montature, perché un uomo di una certa età, non avrebbe potuto fare ciò che le notizie raccontavano. Nel giugno del 2016, Berlusconi venne operato al cuore, l’intervento riguardava la sostituzione della valvola aortica, l’operazione andò bene e si riprese senza problemi. Mio padre che era poco più grande, si sottopose allo stesso identico intervento qualche anno prima e quando ascoltò il leader di Forza Italia raccontare la cosa con enfasi, come la prova più difficile della sua vita, si fermò e disse: “Ma non dire fesserie!”.
Premesso che ognuno nella vita vive diversamente un’esperienza e non mi arrogo il diritto di giudicare quella degli altri, sottolineo come un uomo colto come mio padre arrivò a credere anche le cose più ridicole, eppure tutto s’interruppe in quel momento.
La risposta è che l’unica cosa che ci salva da un’illusione è un termine di paragone. Un leader o presunto tale, non è che una persona che racconta delle cose e per quanto possa essere persuasivo, solo se possiamo paragonare un’esperienza egualmente vissuta, abbiamo un metro di misura reale per discernere il vero dal falso… al prossimo non chiediamo di salvare un paese, ma se è mai stato ricoverato con l’attuale sanità.