L’erba di Wimbledon non è mai stata così azzurra. Un’edizione che, indipendentemente dal risultato finale, è già storica e incredibile. Dopo Jannik Sinner e Jasmine Paolini infatti anche Lorenzo Musetti conquista i quarti di finale ai Championships, i suoi primi in assoluto a livello Slam. Quasi paradossale per un giocatore che ha sempre avuto nella terra rossa la sua guida e nell’erba una superficie problematica. Musetti ha saputo sfruttare benissimo la sua chance in una parte di tabellone favorevole, al termine di una partita di grandissimo spessore contro un avversario molto insidioso su questi prati. Giovanni Mpetshi Perricard (battuto con il punteggio di 4-6 6-3 6-3 6-2) è ancora un giocatore sconosciuto ai più, ma è anche uno dei talenti più importanti del tennis francese. Ventuno anni, servizio formidabile, recordman di ace in questo Slam. Qui a Wimbledon inoltre – dopo essere stato ripescato dalle qualificazioni grazie al forfait di Davidovich-Fokina – era stato capace di mettere in fila a sorpresa giocatori di caratura come Sebastian Korda al primo turno ed Emil Ruusuvuori al terzo. Insomma, un avversario che andava preso con le molle, e che aveva già fatto molto sudare l’azzurro tre settimane fa nella sfida giocata a Stoccarda. Musetti è stato lucido nelle scelte, solidissimo nei colpi, soprattutto con la risposta. La testa è rimasta fredda, salda, concentrata a carpire qualsiasi occasioni disponibile. Non si è disunito dopo il primo set perso, così come non si è lasciato fregare dalla frustrazione che può sempre sopraggiungere quando affronti un avversario che serve con la potenza e la velocità del giovane francese. Un’esame passato a pieni voti, per un traguardo assolutamente meritato.
Lorenzo Musetti a Wimbledon ha trovato anche il modo di chiudere un primo cerchio della sua carriera. La prestigiosa finale nel 500 del Queen’s non è stata un caso isolato, ma il preludio di un cambiamento che questi Championships hanno confermato: la competitività su qualsiasi superficie. A parte rari casi (Casper Ruud), un passaggio fondamentale per chi ambisce a raggiungere obiettivi o traguardi importanti. Vero, sui prati dell’All England Club il tabellone è stato un fattore benevolo – Constant Lestienne, Luciano Darderi, Francisco Comesana e Giovanni Mpetshi Perricard -, ma poi le partite vanno sapute vincere, e questo non è mai un fatto scontato. Molte volte l’azzurro in passato era scivolato contro-pronostico con avversari ampiamente alla portata.
È un passo in avanti non solo da un punto di vista tecnico, ma anche da quello psicologico, come questa vittoria contro Mpetshi Perricard ha evidenziato. E a tal proposito, le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Musetti qualche giorno fa sono un ottimo modo per capire meglio le origini di questa crescita: “Troppe partite mi erano scivolate via perché mi lamentavo troppo di non colpire bene, di non giocare bene, che gli altri erano più bravi. Devo dire che questo cambio dell’ultimo periodo è partito tanto da essermi messo alla prova giocando i Challenger. Quelle due finali a Cagliari e Torino mi hanno riportato nella lotta, nella giungla; posti dove a volte è giusto stare, specialmente dopo il periodo che ho passato. Quelle partite e quelle vittorie hanno fatto bene e a Parigi si è visto un ottimo livello con un ottimo tennis, così come a Stoccarda e al Queen’s”. Il lavoro del carrarino ovviamente non è ancora terminato e diverse cose possono e devono essere migliorate, ma questo Wimbledon può segnare ora un nuovo punto di partenza per proseguire nella crescita e ambire a qualcosa di più. Questo primo quarto di finale Slam cambia anche la classifica, traducendosi nel probabile ritorno in top 20. A meno che Arthur Fils non faccia semifinale (improbabile), Musetti sarà almeno numero 19 del mondo. E la scalata potrebbe non essere ancora giunta alla fine. Adesso attende il vincente della sfida tra Alexander Zverev e Taylor Fritz, per un quarto di finale che lo vedrà indossare i gradi di sfavorito, ma non certo quelli di battuto.