Per l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, sulla costruzione del Ponte “non ci sono dubbi” né “indeterminatezza sui costi”. E tantomeno “un rischio di incompiuta“: “il progetto è assolutamente fattibile”. Il manager e storico ras dell’opera, cui il governo ha garantito una deroga rispetto al tetto massimo di stipendio previsto per le società sotto controllo pubblico, ha risposto così nella commissione Ambiente della Camera ai dubbi sull’infrastruttura che sono stati amplificati dal decreto Infrastrutture dello scorso giugno che autorizza il Mit ad approvare il progetto esecutivo “anche per fasi costruttive” invece che entro il 31 luglio prossimo, come inizialmente previsto. Ma gli altri auditi hanno sommerso di critiche le mosse del governo. In prima linea il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che già lo scorso anno aveva censurato la decisione di non mettere a gara l’opera spiegando che il decreto con cui Matteo Salvini ha resuscitato il ponte “facendo proprio il progetto dei privati del 2011 ha determinato una posizione di vantaggio del Contraente generale” Eurolink.
Durante le audizioni informali, Busia ha sottolineato che occorre “fissare un termine” per valutare “lo svolgimento dell’opera” e soprattutto che serve “un progetto esecutivo unitariamente considerato, altrimenti si rischierebbe di approvare singole fasi del progetto senza essere certi che queste fasi vadano a collegarsi l’una con l’altra”. In quel caso, “la parte pubblica finirebbe per prendere su di sé rischi che non le competono ed i costi potrebbero aumentare”, ha aggiunto, “oltre il limite fissato dalla normativa europea”, pari al 50% della spesa iniziale, cosa che obbligherebbe a fare la gara. “Non essendo chiaro il quadro complessivo”, il decreto “accentua il rischio di varianti progettuali, con il duplice rischio di dover rivedere quanto si è appena approvato e di veder lievitare i costi”. Busia ha infine anche chiesto di “ripristinare e tenere conto del parere del Consiglio di Stato“.
Dal canto suo anche il presidente dell’Ordine dei geologi Arcangelo Francesco Violo si è detto “perplesso” dalla modalità di approvazione del progetto esecutivo per fasi costruttive e ha ricordato che “il decreto legge 35 del 2023 aveva previsto la necessità, per esempio dal punto di vista degli aspetti geologici, sismici e tettonici di quell’area, di aggiornare il progetto definitivo del 2011 alle nuove conoscenze sopravvenute”. Per il presidente del Comitato ‘Invece del ponte’, Guido Signorino, l’ultimo decreto sancisce inoltre “definitivamente la mancanza di copertura finanziaria integrale dell’opera”. La sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, ha parlato di “assoluta incertezza temporale sulla fase costruttiva”. Per cui la “paura” dei territori è che i cantieri finiscano “per rimanere lì come ecomostri e incompiute”.
“Con l’approvazione da parte del Cipess del progetto definitivo – ha tentato di rassicurare Ciucci – sarà approvato anche il piano economico finanziario che accerterà l’esistenza della copertura per l’intero fabbisogno dell’opera, proprio per evitare rischi di incompiuta”. E la progettazione esecutiva, “al contrario dei timori espressi, ha l’obiettivo di ottimizzare la costruzione dell’opera, contenendo tempi e costi”. Secondo il boiardo, “la fattibilità tecnica del progetto non è mai stata messa in discussione, le risposte alle osservazioni del Mase, che sono in corso, saranno completate prima dell’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess e quindi in anticipo rispetto all’avvio della progettazione esecutiva”.